sig. Ignisdelavega, perché ha cancellato l'ultima correzione? Il canone pāli, lo dice lo stesso nome, è scritto in pāli, non in sanscrito. Si devono distinguedistinguere le due lingue, che oltre che ad essere oggettivamente, storicamente, culturalmente e letterariamente due lingue distinte, sono afferenti due canoni distinti, spesso simili ma diversi in più punti essenziali. Il canone pāli appartiene alla scuola buddhista theravāda, quello sanscrito a quelle mahāyāna, che devono essere tenute distinte e non confuse tra di loro. Farlo sarebbe come fare un minestrone del latino, del greco e dei testi sacri cattolici con quelli protestanti. Non è eniclopedico. I nomi delle raccolte e dei capitoli e delle sezioni del canone sono in pali, che spesso hanno il termine pali "sutta" nel nome, invece di quello sanscrito "sutra". Ovunque quindi si parla del canone pali, si deve usare questa lingua, usando i termini sanscriti solo dove si trattano comparazioni tra la scuola theravāda e quelle mahāyāna oppure quando si cita qualche autore che usa il sanscrito.<br>