Glasnost': differenze tra le versioni
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'''Glasnost''' è una parola [[lingua russa|russa]] (in [[alfabeto cirillico|cirillico]]: '''Гла́сность''', [[IPA]] {{IPA|['glasnəstʲ]}}) che significa letteralmente "''pubblicità''" nel senso di "''dominio pubblico''"; tradotta più spesso con "''trasparenza''".
In senso più ampio, è stata poi utilizzata anche per indicare tutte quelle politiche volte ad attuare una più ampia e più limpida circolazione dell'[[informazione]] nell'[[Unione Sovietica]]. Si procedette all'ampliamento delle maglie della censura concedendo una graduale libertà di stampa; si procedette quindi alla graduale liberazione dei dissidenti. La politica di ''glasnost'' subì quasi subito una battuta d'arresto quando nell'aprile del 1986 nella cittadina ucraina di [[Chernobyl]], si verificò una gravissima [[Disastro di Chernobyl|catastrofe nucleare]] e la notizia venne tenuta nascosta per diversi giorni. In seguito questa politica venne ripresa con vigore.
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L'allentamento della [[censura]] risultò in una perdita da parte del [[Partito Comunista]] del controllo dei [[mass media]]. Dopo lungo tempo, e non senza imbarazzo da parte delle autorità, i mezzi di comunicazione cominciarono a esporre i seri problemi economici e sociali che il [[Soviet]] aveva per lungo tempo negato e nascosto. L'attenzione dell'opinione pubblica cominciò così a focalizzarsi sulla povertà degli alloggi, sulle carenze di cibo, sull'[[alcolismo]], sul diffuso inquinamento, sul rialzo degli indici di mortalità e sul [[sessismo|ruolo subordinato delle donne]]. Inoltre, grazie alla Glasnost, si acquisì una precisa consapevolezza degli orrori commessi dal governo sotto la guida di [[Stalin]]: dopo la denuncia di [[Nikita Khrushchev]], che aveva condannato il [[culto della personalità]] di Stalin, non erano infatti ancora state diffuse notizie sulle vere proporzioni delle atrocità che erano state perpetrate. Tra tutte queste cose, la visione ultrapositiva dello stile di vita sovietico, che era stata per lungo tempo presentata al mondo e al popolo dalle fonti informative ufficiali, venne rapidamente smantellata, e vennero evidenziati tutti gli aspetti negativi della società - il che avrebbe minato le fondamenta della fede popolare nel sistema sovietico.
L'apertura politica, peraltro, continuò a produrre conseguenze inaspettate: alle elezioni per le assemblee regionali delle [[Repubbliche dell'Unione Sovietica|repubbliche costituenti]], i [[nazionalismo|nazionalisti]] presero il sopravvento: così, tanto più Gorbačëv indeboliva i mezzi di repressione politica, tanto più indebolita ne usciva la capacità del governo di [[Mosca (Russia)|Mosca]] di imporre il proprio volere sulle repubbliche sovietiche. Durante gli [[anni 1980|anni '80]] crebbero molto le tendenze indipendentistiche delle repubbliche, soprattutto per le [[repubbliche baltiche]] di [[Estonia]], [[Lituania]] e [[Lettonia]], che erano state annesse all'URSS da [[Stalin]] nel [[1940]] provvisoriamente, e definitivamente dopo la [[seconda guerra mondiale]]. Il sentimento nazionalista prese piede anche in istituzioni meno dissimili dalla cultura moscovita, come l'[[RSS Ucraina|Ucraina]], la [[RSS Georgiana|Georgia]] e l'[[RSS Azera|Azerbaijan]].
A partire dalla metà degli anni '80, gli Stati baltici si avvalsero delle novità introdotte dalla Glasnost per difendere i loro diritti alla difesa dell'ambiente, dei monumenti storici e, in seguito, della sovranità e dell'indipendenza. La poca prontezza nella reazione del [[Cremlino]] infiammò i movimenti separatisti di molte repubbliche sovietiche, costituendo un'autentica sfida per la sopravvivenza dell'Unione. La sovranità delle Repubbliche baltiche fu difesa anche dal leader russo [[Boris El'cin]].
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