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{{quote|E soprattutto Proust scrisse le pagine interamente nuove sulla Parigi notturna sotto i bombardamenti. Questo episodio, uno dei più allucinati di tutta l'opera (molti critici hanno osservato come la città che vi è descritta assomigli molto alla Bagdad delle ''Mille e una notte'', soltanto più sinistra) costituisce l'ultima grande aggiunta che egli fece alla ''Ricerca;'' tematicamente, tale episodio si riconnette al mondo di Sodoma, e rappresenta un'ultima, estrema esplorazione nei giorni delle esperienze condannate, prima della redentrice scoperta finale.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Il tempo ritrovato]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 7</ref>}}
 
{{quote|Proust è nevroticamente ossessionato dallo scorrere del tempo, che vede come un principio di distruzione e di morte, come ciò che svuota ogni cosa del suo valore e finanche della sua identità (''tempus edax,'' il tempo come rivelatore della vanità del creato, è un tema cristiano, privato però qui del suo completare e consolatorio richiamo alla trascendenza). L'esperienza del tempo è nella ''Ricerca'' traumaticamente identificato nella rottura di uno stato caratterizzato dall'abitudine (e cioè del continuo ripetersi dell'uguale), stato localizzato nell'infanzia e nel luogo che rappresenta quasi la materializzazione dell'infanzia dell'autore, Combray), stato cui viene attribuito, per reazione alla sciagura che l'ha abolito, un valore supremo: ''Les vrais paradis sont les paradis qu'on a perdus.'' L'interruzione di una consuetudine (il bacio serale della madre) è il fatto apparentemente insignificante che mette fine all'infanzia del narratore, e mette contemporaneamente in moto tutto il meccanismo della ''Ricerca;'' da questo momento (che a buon diritto può essere definito originario) Marcel sarà prigioniero della crudele dialettica che lo costringe a cercare continuamente e invano il noto (l'anteriore) nel seno dell'ignoto; da questo momento tutte le esperienze del protagonista (e tutta l'ideologia dell'autore) saranno finalizzate alla ricerca di una rivincita sul tempo, di una possibile restaurazione dell'ordine precedente il trauma: e cioè, in pratica, alla ricerca di un mezzo che permetta di far tornare attuale il passato. Ma questo mezzo, si dirà, è trovato fin dall'inizio del romanzo: è la memoria involontaria, che fa sorgere da una tazza di te l'intera Combray, non falsificata dal ricordo intellettuale, ma viva e presente; è la memoria involontaria che permette di abolire il tempo cancellandone gli effetti.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Il tempo ritrovato]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 8</ref>}}
 
=== Foucault ===