Saga di Oddr l'arciere: differenze tra le versioni

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==Trama==
[[fileFile:Orvarodd.jpg|thumb|''Orvar Odd informa [[Ingeborg]] della morte di [[Hjalmar]]'', di [[August Malmström]] ([[1859]]).]]
La Saga di Oddr l'arciere inizia con una [[profezia]]: una misteriosa ''[[völva]]'' (veggente) predice a Oddr una vita straordinariamente lunga ed errabonda che però lo porterà inevitabilmente a una morte senza gloria, ucciso dal suo cavallo Flaxi, nello stesso posto in cui è nato.
Il giovane [[Vichinghi|vichingo]] proviene da una famiglia di [[latifondo|proprietari terrieri]], figlio di [[Grim Lodinkinni]] e nipote di [[Ketil Höing]] (ci sono differenti saghe che trattano di queste persone), è largamente conosciuto per il fatto di essere ''il più forte e più bell'arciere tra tutti quelli che vivevano in Norvegia, e persino oltre'', guadagnandosi il cognomen ''Ǫrvar-Oddr'' (in [[Lingua norrena|norreno]] ''Ǫrvar'', "freccia"<ref>{{cita web|titolo=Ǫrvar|url=http://www.nordicnames.de/wiki/%C7%AArvar|editore=Nordic Names|accesso=31 agosto 2015}}</ref> e ''Oddr'', "picco", "lancia", "punta di un'arma"<ref>{{cita web|titolo=Oddr|url=http://www.nordicnames.de/wiki/Oddr|editore=Nordic Names|accesso=31 agosto 2015}}</ref>).
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==Rapporto tra la mitologia norrena e cristiana==
In tutta la narrazione vi è una compresenza di elementi propri della [[mitologia norrena|mitologia nordico-norrena]] e cristiani che si relazionano fra loro, spesso in modo contrastante agli occhi di un lettore contemporaneo. A titolo di esempio, si noti che la profezia, pur pronunciata da una adoratrice di idoli, si rivelerà non solo veritiera, ma il protagonista si fa coraggio con essa (sul luogo dove morirà e sul ''molti più anni sono destinati a te più di qualunque altro''), consapevole di non poter morire nell'occasionale battaglia o tempesta; dunque esiste un destino che governa le vicende umane conoscibile con mezzi rituali e magici, condannabili però dal punto di vista cristiano<ref>{{cita|Ferrari 1994|p.10}}</ref>.
Tutta la saga è pervasa di magia pagana (i ''doni di Gusir'', ovvero le frecce infallibili donate dal padre adottivo e poi da Jólf, il ''Fylgja''<ref>Era credenza pagana che ogni uomo possedesse una specie di anima esterna o "doppio" in forma di animale che meglio esprimeva il proprio carattere. Vedere la propria ''Fylgja'' era presagio di morte</ref><ref>{{cita|Ferrari 1994|p.26}}</ref> che compare sotto forma di orso bianco a Gudmundr, la tempesta scagliata dai Lapponi sulla nave, i giganti nel [[Bjarmaland]], la terra del nord, la veste invulnerabile donata dalla principessa irlandese Ölvör, ''[[Tyrfing]]'', ovvero la spada magica forgiata dai nani, le arti incantatore di Gyda, moglie di re Álfr annullate da Haki, anch'esso esperto di magia), che sembrano essere state recepite dal narratore cristiano senza che questi ne avvertisse l'incompatibilità logica. Eppure, il protagonista disprezza fin da fanciullo i culti pagani, irride ''all'uso di chinarsi di fronte ad un pezzo di legno o di pietra'', insulta e colpisce la veggente, rivolge il suo astio verso il padre adottivo che la ha ospitata, ben prima della sua conversione al cristianesimo nella seconda parte della saga.
 
Tale contrasto non può risolversi che tenendo presente due aspetti. Innanzitutto il credo dell'islandese precristiano è un insieme di concezioni pagane come di pratiche comuni che pervadono, disegnano e governano l'universo, la natura come la società. Anche dopo la [[cristianizzazione]] dell'isola, essi perdurarono non come semplici sopravvivenze di un sistema religioso superato, ma con veri e propri ''topoi'' ricorrenti nella letteratura islandese del medioevo quale parte integrante del mondo in essa rappresentato. Significativamente, il termine norreno che sta ad indicare quella che in tempi moderni si definisce "religione" è ''sidr'' (letteralmente "usanze", "mores"). Dopo la conversione, gli islandesi distingueranno tra ''inn forni sidr'' (il costume antico, cioè il paganesimo) e ''in nýi sidr'' (il costume nuovo, il cristianesimo)<ref>{{cita|Ferrari 1994|p.13}}</ref>. Se tra i due ''culti'' vi sono prese di posizione aspre, tra le ''concezioni del mondo'' dei due costumi non vi è una frattura netta, piuttosto tra essi si svolge l'intera saga.
 
Inoltre, la coesistenza di due credi, uno alto, cristiano, laudabile, con uno pagano, esecrabile, può ancora sussistere in una visone [[enoteismo|enoteista]] dell'universo. In tale ottica, il narratore non perde occasione per esaltare il nuovo credo e le virtù definibili come cristiane del protagonista prima ancora della sua conversione, mentre pur non arrivando a definire i vecchi Dei di ieri come i nuovi demoni di oggi, poco ci manca: definisce [[Odino]] uno ''skratti'', che può indicare tanto uno stregone quanto un mostro, un demone<ref>{{cita|Ferrari 1994|p.158}}</ref>. Nella prima parte della saga gli [[Æsir]] erano indistintamente definiti come idoli dal culto vano. A conversione avvenuta, li attacca nominandoli, facendosi beffe perché non sanno sottrarsi dall'incendio e condannando duramente a chi si affida a loro:
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==Influenze e relazioni con altre opere==
La morale della derisione della profezia da parte di Örvar-Oddr e della sua morte hanno paralleli con il precedente ''[[Manoscritto Nestoriano]]'', il quale descrive la morte di Oleg in maniera pressochèpressoché identica.
 
Parallelismi si possono riscontrare inoltre con l<nowiki>'</nowiki>''[[Heimskringla]]'', tra il viaggio nel Bjarmaland e il pellegrinaggio a Gerusalemme.
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Alcuni personaggi, come [[Grim Lodinkinni]] e re [[Ingjald]] appaiono in diverse altre saghe precedenti e successive.
 
Oddr éè menzionato anche nel ''[[Gesta Danorum]]'', sempre al riguardo della battaglia di [[Samsø]].
 
La morte di Oleg causata dal "teschio di un cavallo" è il soggetto di una delle più famose ballate in [[lingua russa]], scritta da [[Aleksandr Sergeevič Puškin]] nel [[1826]].