Castello di Montalto in Chianti: differenze tra le versioni
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Nel 1546, con Siena e Firenze ancora alle armi, messer Giovanni Palmieri non ebbe grandi difficoltà nel convincere il governo di Siena a cedergli Montalto con la promessa di difenderlo a spese proprie. I costi di riabilitazione del castello sarebbero stati forti, certo, ma in cambio Palmieri otteneva una signoria indipendente.
Purtroppo la situazione non fu facile, almeno all’inizio. Nel 1553 Montalto fu preso dalle truppe dei Fiorentini e dell’[[imperatore Carlo V]] (alleato con Firenze), le quali lo diedero alle fiamme prima di proseguire verso [[San Gusmè]].<ref>Archivio di Stato di Siena, Balia 763, c.11 e 17.</ref> Ma con la sconfitta di Siena nel
Montalto era gravemente danneggiato, ed anche i suoi vasti beni terrieri erano ormai inselvatichiti, incolti, e quasi del tutto abbandonati dai loro abitanti. Pure la chiesa di San Martino, secondo una [[visita pastorale]] effettuata dal vescovo di Arezzo nel 1567,<ref>Archivio Diocesano di Arezzo, Visite Pastorali, secc. XV-XX, regg.85.</ref> risulta spoglia e disadorna, e non è presente neanche il prete. Francesco e Scipione Palmieri (figli di Giovanni) cominciarono a restaurare il castello nel 1570-1572, e aggiunsero abbellimenti in stile rinascimentale come ad esempio il portico lungo la facciata sul cortile. Anche la cappella fu oggetto di restauri, e nel 1583 essa risulta intonacata e pavimentata (cosa, quest’ultima, alquanto rara al tempo), con un altare ben fornito di arredi sacri; ma ora non era più una parrocchia autonoma, perché annessa a quella del vicino monastero. Affreschi rappresentanti i vari poderi legati al castello e scene di vita quotidiana nella tenuta furono aggiunti al salone fra il 1570 e il 1587. Montalto divenne la residenza di campagna dei Palmieri, la cui dimora principale era ora a Siena.
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