Ragazzo che soffia su un tizzone acceso: differenze tra le versioni

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==Storia e descrizione==
La tela fu eseguita durante il soggiorno dell'artista cretese a [[Roma]]; forse si trattò di un incarico ducale, sebbene non si sappia per certo la sua origine. Facente parte della [[Collezione Farnese]], la tela fu ereditata nel [[1734]] da [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] e trasferita definitivamente a [[Napoli]].
 
Il [[pittore]] ripeterà questo tema diverse volte durante la sua carriera. Il dipinto si ispirò ad un passo della ''[[Naturalis Historiahistoria]]'' di [[Plinio il Vecchio]], quest'ultimo menzionante vari pittori e scultori che rappresentano ragazzi nell'atto di accendere il fuoco.
 
Tradizionalmente si è considerata questa scena come un prodotto dell'influenza di [[Jacopo Bassano]], sebbene studi recenti abbiano stabilito che il soggetto è un tentativo di riproduzione di un quadro dell'[[Età classica|antichità classica]] andato perduto.
 
Nell'opera, concepita forse durante il soggiorno di [[El Greco]] e altri intellettuali nel [[Palazzo Farnese (Roma)|palazzo Farnese]] di [[Roma]], un ragazzo tenta di accendere una candela valendosi di un tizzone. Il ragazzo protagonista della scena evidenzia l'enorme qualità dei primi ritratti del pittore, così come il coevo ''[[Ritratto di Giulio Clovio]]'', realizzato anch'esso durante gli anni romani ed anch'esso conservato nel [[Museo nazionale di Capodimonte]].
 
== Bibliografia ==