Quattro giornate di Napoli: differenze tra le versioni

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Cinquecento persone, lo stesso giorno furono parimenti costrette ad assistere a [[Teverola]], nel casertano, alla fucilazione di 14 carabinieri, rei di aver resistito con le armi prima di arrendersi all'occupante nazista.
 
== Le premesse dell'insurrezione==
Ormai la rabbia e l'esasperazione dei napoletani, in seguito alle esecuzioni indiscriminate, ai saccheggi, ai rastrellamenti della popolazione civile, alla miseria e alle distruzioni della guerra che ormai ormai mettevano in ginocchio la città intera, stava montando spontanea, quasi priva di un fattore esterno organizzativo che non fosse altro che il desiderio di liberarsi dell'invasore tedesco.
 
Il [[26 settembre]] una nuova misura repressiva adottata dal colonello Scholl prevedeva lo sgomebro della fascia costiera cittadina sino ad una distanza di 300 metri e la chiamata al servizio di lavoro obbligatorio per tutti i maschi di età compresa fra i diciotto e i trentatré anni, in pratica una deportazione forzata nei campi di lavoro in [[Germania]].
 
Il risultato sperato dai nazisti non fu ottenuto e alla chiamata risposero soltanto 150 napoletani sui previsti 3.000, il che determinò Scholl a inviare ronde militari per la città per la fucilazione immediata degli inadempienti, mentre 240.000 persone furono costrette ad abbandonare le proprie case per consentire la creazione di una "zona militare di sicurezza" che sembrava preludere alla distruzione del porto.
 
 
== Monumento ==