Suffeta: differenze tra le versioni

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'''Suffeta''' (in [[lingua fenicia|fenicio]] ''špṭ'', '''šofeṭ''') era il titolo della più alta carica di [[Cartagine]]. I suffeti erano due, duravano in carica un anno e la loro importanza era paragonabile a quella dei [[Console (storia romana)|consoli]] dell'[[antica Roma]]. Questa magistratura era presente anche in altre città del [[Nordafrica]] (per esempio a [[Thugga]]), nonché nella terra d'origine dei cartaginesi, la [[Fenicia]], e in particolare la città di [[Tiro (città)|Tiro]].
 
Il termine '''šofeṭ''' (plurale '''šofṭim''') è presente anche in [[lingua ebraica|ebraico]] e in diverse altre [[lingue semitiche]]. Il suo senso principale è quello di "[[giudice]]", dalla radice "Š-P-Ṭ", "sottoporre a giudizio". E anche nell'antico Israele questa carica fu per un certo tempo la magistratura suprema (i "[[Giudici biblici|Giudici]]", che appaiono nel [[Libro dei Giudici]])
 
== Il titolo ==
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Il titolo di suffeta è attestato a Tiro già nel [[V secolo a.C.]]
 
A Cartagine la carica di suffeta può essere fatta risalire all'epoca di [[Annibale I]] ([[440 a.C.|440]]-[[406 a.C.]]), e forse anche prima, all'epoca di [[Amilcare I]] (m. [[480 a.C.|480]]). È possibile che i suffeti esistessero già nel [[VI secolo a.C.|VI secolo]]. Probabilmente dapprincipio Cartagine era sottoposta a un [[governatore]] (''skn''), che agiva a nome del re di [[Tiro (città)|Tiro]]. Quando la città, intorno all'[[VIII secolo a.C.|VIII]]/[[VII secolo a.C.|VII secolo]] si emancipò dalla madrepatria, è probabile che un [[re]] (''mlk'') abbia preso il posto del governatore. Nel [[VI secolo a.C.|VI secolo]] sembra che il potere sia stato preso da un "giudice" (''špṭ'') o due (''špṭm''). In generale la comparsa di due suffeti eletti annualmente viene considerata risalire alla fine del IV, inizio del III secolo. Per essi valeva il principio di collegialità e di durata annuale del mandato. In tutte le guerre dal 520 al 300 circa le caratteristiche della carica non sembrano essere mutate.
 
Il titolo di Suffeta, al pari di altre istituzioni puniche, rimase vivo come denominazione di una carica e titolo onorifica fino ai tempi dell'[[impero romano]].
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I suffeti erano le massime cariche dello Stato. È evidente che essi, in qualità di ''summus magistratus'' ("supremi magistrati" [[Tito Livio|Livio]]) rappresentavano gli interessi dello stato verso l'esterno. Essi appaiono dotati di significativi poteri nelle relazioni internazionali, altrimenti non si capirebbe l'uso del termine βασιλευς o ''rex''. In quale misura, invece, fossero sottoposti a controlli da parte dello Stato non è dato saperlo sulla base di queste due denominazioni.
 
Essi dirigevano il ''Consiglio'' cartaginese, spesso descritto come un [[senato]]. Ne assumevano la presidenza e avevano diritto di prendere la parola in Consiglio, avevano diritto di convocarlo e di sottoporgli delle proposte. Avevano un ruolo decisivo anche nel legiferare. Con tutta probabilità avevano anche diritto convocare l'Assemblea del popolo; peraltro, non si ha conoscenza di alcuna alcun'altra carica dello stato che avesse questa facoltà. Anche le finanze dello Stato sembra fossero in ultima istanza sotto il loro controllo, con l'ausilio di un funzionario paragonabile al ''[[questore (storia romana)|quaestor]]'' romano.
 
Gli interessi dello Stato venivano imposti mediante forze di polizia, di cui sembra che essi fossero anche le massime autorità. Come già lascia intendere il nome ''špṭ'' ("giudice") o ''meddix tuticus'', anche il potere giudiziario era sostanzialmente sotto il loro controllo. Non di rado essi avevano anche il comando supremo in occasione delle guerre. Il grande rilievo della loro posizione può essere compreso se si pensa che è ad essi, in qualità di "grandi" (''rb''), che spettava, nella Cartagine repubblicana, la funzione, che ai tempi degli antichi Fenici in oriente veniva attribuita al re, di ''mqm 'lm'', vale a dire suscitatori del dio [[Melqart]] (''mlqrt'').