Commedia: differenze tra le versioni

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== Etimologia e significati ==
La parola [[lingua greca antica|greca]] κωμῳδία (''cōmōdìa''), che sembrerebbe derivare da [[Kômos|{{polytonic|κῶμος}}]] (''kômos''), "corteo festivo", e ᾠδή (''ōdé''), "canto", indica come questa forma di [[drammaturgia]] sia lo sviluppo in una forma compiuta delle antiche feste propiziatorie in onore di divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti [[dioniso|dionisiaci]].<ref>{{Citazione necessaria|Il ''[[kômos]]'' era infatti strettamente associato a contesti [[simposio e pratiche simposiali|simposiaci]] o [[Dioniso|dionisiaci]], come le [[Falloforie]].}}</ref> Peraltro, anche i primi [[teatro latino|ludi scenici romani]] furono istituiti, secondo [[Tito Livio]], per scongiurare una pestilenza invocando il favore degli dèi. Non è però da escludere l'ipotesi secondo cui la parola derivi da κῶμη (''kômē''), "villaggio", e ᾠδή (''ōdé''), "canto", e quindi "canto del villaggio", in quanto i cortei festivi, probabilmente dedicati al dio Bacco, si svolgevano in contesti rurali, quindi nelle campagne e nei villaggi.
Per i padri della [[lingua italiana]], il vocabolo indicava un componimento poetico che comportasse un lieto fine, e il cui stile fosse 'medio': doveva collocarsi a metà strada fra la [[tragedia]] e l'[[elegia]]. [[Dante Alighieri|Dante]] intitolò ''Comedìa'' [[Divina Commedia|il suo poema]] considerando invece l’l'[[Eneide]] di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] una ''tragedìa''.
Nel [[XVI secolo|Cinquecento]] la commedia classica viene riscoperta, e il significato si riavvicina a quello originario greco e latino, ristretto all'ambito teatrale.
 
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== Teatro comico romano ==
A Roma, prima che nascesse un teatro ''regolare'', strutturato cioè intorno a un nucleo narrativo e organizzato secondo i canoni del teatro greco, esisteva già una produzione comica locale recitata da attori non professionisti, di cui non resta tuttavia documentazione scritta. Analogamente a quanto era accaduto nel [[VI secolo a.C.]] in [[Attica]], anche le prime manifestazioni teatrali romane nacquero in occasione di festività che coincidevano con momenti rilevanti dell’attivitàdell'attività agricola, come l’aratural'aratura, la mietitura, la vendemmia.
 
Fra le azioni rituali proprie di queste festa, che, secondo quanto accade ancora oggi in alcune zone contadine dell’Europadell'Europa, avevano funzione apotropaica, ovvero erano finalizzate ad allontanare gli influssi dannosi, c’eranoc'erano rudimentali forme di rappresentazione teatrale dette ''[[Fescennino|fescennini versus]]'', forse ricollegabili all'ambiente etrusco. Secondo testimonianze successive, fra le quali spicca quella del poeta [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] ([[Epistole|epistola II 1]], 139-160), i fescennini consistevano in alcuni dialoghi dal tono volgare e aggressivo, che, accompagnati da un’adeguataun'adeguata gestualità, venivano improvvisati da contadini con il volto coperto da maschere di corteccia. La presenza di maschere e la forte connotazione oscena che pare fosse tipica dei [[Fescennino|fescennini]] trovano una possibile spiegazione nella funzione propiziatoria attribuita a questi versi. L’oscenitàL'oscenità e l’aggressivitàl'aggressività dei versi fescennini confluirono in seguito nei canti che accompagnavano rispettivamente i cortei nuziali e i trionfi militari; la mancanza di freni inibitori che li caratterizzava continuò a vivere nella rappresentazione teatrale, intesa come spazio metaforico in cui si manifestano le pulsioni interiori di norma represse dalla società.
 
A partire dal [[IV secolo a.C.]] si diffuse a Roma la ''[[Satira|satura]]'', un’altraun'altra forma di rappresentazione destinata a fornire più di uno spunto alla produzione teatrale successiva. Anche questo genere ebbe origini rituali: secondo un brano molto discusso dello storico [[Tito Livio|Livio]] (''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]'' VII 2), la satura nacque nel 364 a.C. quando, per far cessare una pestilenza, vennero organizzati dei ''ludi scaenici'' [[apotropaici]] durante i quali si tenne come rito propiziatorio uno spettacolo recitato e danzato da attori venuti dall’Etruriadall'Etruria. Ma i giovani di Roma, imitando i danzatori etruschi, crearono un tipo di spettacolo non più legato alla sfera rituale in cui musica e danza venivano accompagnate dalla recitazione di battute e da un’adeguataun'adeguata mimica. Nacque così la satira, il cui nome (da ''satur'', “sazio”, “ricco”) allude probabilmente alla mescolanza di pezzi teatrali non legati tra loro da una trama, e caratterizzati dalla varietà artistica. Al di là dell’interpretazionedell'interpretazione molto complessa del brano di Livio, rimane problematico distinguere la forma di satira da lui descritta, evidentemente di tipo drammatico, dal genere letterario non drammatico che si sviluppò con [[Gaio Lucilio|Lucilio]] e che troverà in [[Decimo Giunio Giovenale|Giovenale]] uno dei suoi esponenti più significativi. Comunque, l’importantel'importante esperienza della satira drammatica costituì probabilmente il primo laboratorio gestuale e musicale da cui i commediografi latini trassero alcune competenze necessarie, cosicché, quando poi entrarono in contatto con la produzione comica greca ed ellenistica, furono in grado di rielaborarla originalmente.
 
Completa il quadro della produzione teatrale preletteraria romana l’l'[[atellana]], che deriva il suo nome dalla cittadina [[Osci|osca]] di [[Atella (città antica)|Atella]], da cui ebbe probabilmente origine. Come la ''satura'', anche la recitazione dell’atellanadell'atellana preletteraria fu prerogativa dei giovani romani. Essi, nel tentativo di soddisfare il loro desiderio di recitazione senza incorrere nelle pene previste dalla legge per un cittadino che si dedicasse in forma professionale alla carriera dell’attoredell'attore, diedero vita ad una forma teatrale per dilettanti, caratterizzata da un’accesaun'accesa oscenità e da una forte aggressività verbale, oltre che dalla ricorrenza di maschere fisse (per esempio, ''Marcus'', "lo sciocco", ''Pappus'', "il vecchio avaro"). L’atellanaL'atellana trovo collocazione in coda alla rappresentazione degli spettacoli teatrali ''regolari'' di tipo tragico, con il nome di ''exodium Atellanicum''.
 
Il teatro comico ''regolare'' si sviluppò a Roma, insieme a quello tragico, a partire dalla seconda metà del [[III secolo a.C.]]: l'aspetto rilevante è che di questa produzione comica non sono sopravvissuti solo frammenti, come nel caso della tragedia latina arcaica, ma un cospicuo numero di opere che costituisce un'eccezionale documentazione: ventuno commedie di [[Tito Maccio Plauto|Plauto]] e sei di [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]]. Alla base dell'ampia fioritura di questo genere c'è in primo luogo il contratto tra i commediografi latini ed i testi della [[Commedia Nuova|Commedia Nuova ellenistica]], diffusi a partire dalle colonie della [[Magna Grecia]] e della [[Sicilia]] da associazioni di attori itineranti. La commedia latina ''regolare'' fu preceduta da una tradizione comica preletteraria di origine italica, che confluì in essa insieme alla componente greca. Anche per questo, il teatro comico latino nella sua forma letteraria, pur rimanendo sempre vicino alla sua matrice greca, poté comunque sviluppare caratteristiche proprie e via via sempre più originali.