Enrico II il Santo: differenze tra le versioni

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A causa del suo prevalente interesse per i problemi della [[Germania]], l'attenzione per la situazione in Italia fu minore dei suoi predecessori e sempre episodica. Vi scese nel [[1004]] per sconfiggere [[Arduino d'Ivrea]], che i grandi signori italici avevano eletto re d'Italia alla morte di [[Ottone III]]. Una volta sconfitto Arduino, Enrico cinse a [[Pavia]] la Corona del Regno ([[14 maggio]]), nonostante le proteste violente della folla.
 
Tornò nel [[1013]] per dirimere le controversie tra i candidati al papato della famiglia [[Crescenzi]] e dei [[Conti di Tuscolo]], assicurando ai secondi il proprio appoggio. Il [[14 febbraio]] [[1014]] fu incoronato imperatore a [[Roma]] per mano del neo [[papa Benedetto VIII]]. Ridiscese ancora nel [[1021]]-[[1022|22]] per condurre una breve campagna militare in [[Puglia]] e [[Campania]] contro i [[Bizantini]]. Nel 1022, presiedette, insieme al pontefice, il [[Concilio di Pavia (1022)|concilio di Pavia]], a conclusione del quale vennero emanati sette canoni contro il [[concubinato]] dei sacerdoti e per la difesa dell'integrità dei patrimoni ecclesiastici: questo concilio è considerato un momento importante nel processo di riforma delle Chiesa dell'XI secolo<ref>«La svolta decisiva del movimento riformatore si ebbe al concilio di Pavia nel 1022. Presieduto congiuntamente dall'imperatore Enrico II e da papa Benedetto VIII (1012-1024), il concilio emanò una serie di decreti per correggere la condizione d'ignominia dell'episcopato e le sue smodatezze.» scrive R. Paternoster in [http://www.storiain.net/arret/num114/artic7.asp]</ref>.
 
Molto religioso e convinto assertore delle responsabilità dell'Imperatore nei confronti della fede e della prosperità dei suoi sudditi, esercitò sulla Chiesa e sui monasteri tedeschi un forte controllo, inteso in primo luogo a promuovere una riforma morale dei costumi nello spirito dell'ordine cluniacense, e a livello politico per renderli un contrappeso valido e sostanziale rispetto al potere e all'ingerenza dell'aristocrazia laica, così come era già stato fatto da [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]]. Nel 1013 prende sotto la propria protezione l'abbazia benedettina di [[Duomo di Sansepolcro|Sansepolcro]], nell'[[Alta Valle del Tevere]], di cui, in alcuni privilegi degli anni successivi, si dirà fondatore<ref>Cfr. ''Una Gerusalemme sul Tevere. L'abbazia e il Burgus Sancti Sepulcri (secoli X-XV)''. Atti del convegno (Sansepolcro 2012), a cura di M. Bassetti - A. Czortek - E. Menestò, Spoleto 2013; A. Czortek, ''Un'abbazia, un comune:Sansepolcro nei secoli XI-XIII'', Città di Castello 1997; E. Agnoletti, ''Sansepolcro nel periodo degli abati'', Città di Castello 1976; I. Ricci, ''L'Abbazia camaldolese e la cattedrale di San Sepolcro'', Sansepolcro 1943</ref>.