High Intensity Interval Training: differenze tra le versioni
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Uno tra i pochi studi in controtendenza sulla questione venne trattato da Venables e Jeukendrup (2008). I due ricercatori ipotizzarono che lo ''Steady State'' eseguito ad una specifica intensità costante tale da massimizzare il dispendio di lipidi, potesse portare ad una maggiore ossidazione di grassi e ad un maggiore miglioramento della sensibilità insulinica rispetto ad un programma ''Interval training'', su soggetti che seguivano una dieta eucalorica (cioè dall'apporto calorico bilanciato). Otto soggetti sedentari obesi sani di sesso maschile eseguirono due diversi blocchi di allenamento, ciascuno della durata di 4 settimane, rispettivamente di ''Steady State Training'' in fascia lipolitica e ''Interval training''. Venne riscontrato che l'ossidazione di grassi era incrementata del 44% dopo lo ''Steady State'' ma non dopo l’''Interval training'', mentre la sensibilità insulinica venne incrementata del 27% dopo lo ''Steady State''.
Questi cambiamenti avvennero nonostante non fosse stato
Per concludere, una recente review di Boutcher (2011) riassumeva i risultati dei vari studi sul HIIT, sostenendo ancora che questo potesse avere un maggiore impatto sul miglioramento della composizione corporea rispetto allo ''Steady State''<ref name="Boutcher" />.
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