Programma Vostok: differenze tra le versioni
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* [[Sputnik 10]] (Korabl-Sputnik 5)
Negli anni dal [[1961]] al [[1963]] furono eseguite sei missioni equipaggiate. Il 12 aprile 1961, [[Jurij Alekseevič Gagarin]] divenne il primo essere umano a volare nello spazio a bordo della Vostok 1. [[Valentina Vladimirovna Tereškova]], volando a bordo di Vostok 6 il 16 giugno 1963, fu la prima donna a raggiungere lo spazio. Ogni singola missione equipaggiata di questo programma rappresentò il raggiungimento di un importante traguardo
* [[Vostok 1]]: Primo volo spaziale umano;
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(anche la Vostok 5 e la Vostok 6 volarono in coppia)
Le capsule spaziali Vostok erano state costruite esclusivamente monoposto. Erano lanciate mediante l'omonimo [[razzo vettore]] e portate su una traiettoria
Altri sette Vostok erano stati originariamente programmati fino all'aprile [[1966]], ma furono cancellati per intensificare la rincorsa alla [[Luna]].
Infatti, per puntare a tale obiettivo fu necessario concepire nuove capsule spaziali, che erano sì costruite in maniera analoga, però decisamente più grandi e più pesanti. Tale programma venne denominato [[Programma Voschod]].
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Faceva ritorno a terra esclusivamente la capsula sferica, la quale venne dotata per tal fine di uno strato di cemento amianto di uno spessore fino a 18 cm in qualità di [[scudo termico]]. Il complesso totale ebbe dunque una massa di 4,73 t, assemblato al blocco E (ultimo stadio del razzo vettore o meglio del lanciatore) del peso di ben 6,17 t. Vostok aveva una lunghezza totale di 4,41 m e con il blocco E raggiungeva i 7,35 m.
La capsula era dotata di 3 portelli relativamente grandi in quanto avevano un diametro di 1,2 m e che erano usati per l'ingresso del cosmonauta, il lancio del [[paracadute]] e per il montaggio dei singoli strumenti. Esistevano ulteriori tre portelli del diametro di 25 cm che venivano impegnati per l'osservazione terrestre, aiuto per la navigazione, nonché come visiera ottica (chiamato "Wsor"). Tali portelli potevano essere chiusi durante la fase di rientro in atmosfera mediante piccole apposite tendine. I componenti e strumenti tecnici e scientifici della capsula, che in totale avevano una massa di circa 800 chilogrammi, erano principalmente sistemi di telemetria e di comunicazione, nonché il paracadute che frenava l'atterraggio della capsula. Il cosmonauta era seduto su un [[seggiolino eiettabile]] con il quale veniva catapultato dalla capsula poco prima dell'atterraggio. Il motivo per cui venne adottata questa soluzione fu che la capsula sferica era esclusivamente in grado di atterrare balisticamente: questo avrebbe significato per il cosmonauta dover sostenere una pressione pari a 10 g. Inoltre tale fatto comportava che risultava alquanto difficile frenare la capsula sufficientemente prima dell'impatto a terra. Per garantire la sicurezza della vita del cosmonauta si ritenne pertanto di fondamentale importanza procedere con il sistema di atterraggio descritto, lasciandolo atterrare separatamente con
Il seggiolino eiettabile venne usato pure come sistema di sicurezza in caso di malfunzionamento del razzo vettore sulla rampa di lancio, nonché durante i primi secondi di volo. Infatti tale seggiolino era in grado di portare il cosmonauta a una distanza tale da garantire che non fosse più direttamente esposto alla zona di pericolo. Nella capsula vi erano condizioni di atmosfera identiche a quella terrestre. I programmi originali, identici da questo punto di vista a quelli statunitensi, avevano previsto l'uso di ossigeno puro, però ben presto furono modificati per via
Durante la fase di volo, la parte posteriore della navicella spaziale (quella relativa agli strumenti) rimaneva collegata alla capsula sferica mediante quattro nastri di gomma. Alla fine della combustione del carburante disponibile per il congegno propulsore nonché all'avviamento della procedura di rientro, tale parte della navicella veniva staccata mediante una piccola esplosione. Il congegno propulsore usato fu del tipo TDU-1 sviluppato da Issajev funzionante mediante [[acido nitrico]] e un carburante a [[ammine|base amminica]]. Bruciando per 45 secondi fu in grado di sviluppare una spinta pari a 15,83 [[Newton (unità di misura)|kN]]. La possibilità di manovrare la capsula nel vuoto dello spazio era assicurata da 2 x 16 ugelli d'[[azoto]] collegati a sensori [[radiazione infrarossa|infrarossi]]. Per l'alimentazione della navicella spaziale, come pure per tutti i sistemi compresa la capsula stessa, erano montati all'esterno 14 contenitori contenenti gas in pressione: ossigeno, azoto e aria pura. Come fonte di energia primaria (e unica) venne utilizzato un accumulatore elettrico costituito da una batteria chimica che garantiva un funzionamento e un'alimentazione di 10 giorni.
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Probabilmente Korolëv aveva programmato un'ulteriore missione Vostok per il [[1964]]. Contemporaneamente, fu comunque chiaro a tutte le persone coinvolte che a causa delle ridotte possibilità tecniche che la capsula Vostok offriva si era già ampiamente raggiunto il limite per sfruttare i risultati ottenuti a scopi propagandistici dal regime sovietico. La messa in opera della progettata navicella spaziale [[velivolo spaziale Sojuz|Sojuz]], erede dei risultati ottenuti da questo programma, dovette ulteriormente essere rimandata, tanto che si dovette iniziare l'elaborazione di nuovi programmi per missioni di riserva da eseguire con capsule Vostok appositamente modificate e originariamente correnti sotto la denominazione di progetto ''Vostok Č''.
Con
Nel [[1964]] venne annunciato da parte degli Stati Uniti d'America l'inizio del [[programma Gemini]] in grado di trasportare nello spazio un equipaggio composto da due membri e di eseguire le prime manovre orbitali. Korolëv rispose a tale annuncio di sfida mediante una semplice modifica al sistema del Vostok. Togliendo infatti
== Voci correlate ==
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