Colin Ward: differenze tra le versioni

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== ''Anarchy in Action'': il pensiero ==
Il libro ''Anarchy in Action''<ref>''Conversazioni con Colin Ward'' (a cura di D. Goodway), Elèuthera, 2003.</ref>, pubblicato nel [[1973]], è l'unico dedicato specificamente alla teoria anarchica. La ricerca di Ward è focalizzata su come la società possa produrre proposte alternative a quelle dominanti. Il fulcro del suo pensiero è: l'anarchia è la più efficace forma d'organizzazione sociale, non una organizzazione ipotetica, ma una vivente realtà sociale. Una realtà che è sempre esistita e che tuttora esiste come "un seme sotto la neve", pur schiacciata dall'oppressione della [[gerarchia]], dello statoStato e del [[capitalismo]].
 
Gran parte dei suoi libri si occupano dei modi "non ufficiali" utilizzati dalle persone per rimodellare l'ambiente, sia rurale, sia urbano, attraverso la possibilità degli esseri umani di apprendere i modi della cooperazione, in modo da consentire una transizione dall'ordine presente alla società cooperativa che egli vuole che si raggiunga. Ward sostiene che gli esseri umani sono collaborativi per natura e che le stesse strutture e istituzioni sociali esistenti, per capitaliste e individualiste che siano, si disintegrerebbero se non esistesse la forza aggregante del mutuo appoggio e della consociazione, pur tanto sottovalutati oggi. La società non si trasforma alla stregua dei salti climatici millenari, ma in ragione di una situazione prolungata di doppio potere nel corso della lotta tra tendenze autoritarie e tendenze libertarie, dove è del tutto improbabile la vittoria schiacciante e definitiva delle une o delle altre. La cooperazione ed il mutuo appoggio, fine e sintesi del pensiero anarchico, si ottengono attraverso il ricorso all'azione diretta, organizzata in modo libero. Ed è l'azione diretta che Ward definisce come forme che "liberano la grande rete della cooperazione tra gli esseri umani".
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== Il bambino e la città ==
''Il bambino e la città'' è il titolo di un libro di Colin Ward che raccoglie studi, saggi, riflessioni e testimonianze, con l'intento di mettere il bambino e il suo modo di interagire con lo spazio al centro del problema e della crisi dello sviluppo urbanistico. Il bambino è maestro, indica vie, rende espliciti principi morali, è un portatore di senso e Colin Ward è dalla sua parte in modo esplicito. Dalla parte dei bambini come risorse attive, invocandone il diritto ad avere il proprio tempo e il proprio spazio nel mondo degli adulti, rivendica il valore educativo della [[strada]] e della [[città]], si mostra attento al loro uso diretto, spontaneo, "non convenzionale", popolare degli spazi urbani. La sua è una chiara accusa: il primato dell'ordine apparente e rassicurante delle nostre città è solo uno schermo del primato delle merci e del più sfrenato e disordinato profitto. Lo scenario della città, ci avverte, è stato riadattato a uso e consumo di un solo cittadino: maschio, automobilista, borghese di mezz'età, residente fuori città; la deformazione della città avvenuta per rispondere alla domanda degli automobilisti ha impoverito l'esperienza infantile rispetto a quella di qualunque generazione precedente di bambini. Il libro porta studi e testimonianze che dimostrano come l'età dell'indipendenza e della mobilità nella città, l'età per il gioco nelle strade, per prendere gli autobus e camminare da soli o in bicicletta si sia progressivamente alzata a ogni generazione successiva. Il bambino che preferisce uscire fuori di casa è diventato simbolo di "non buono", mentre quello che predilige stare a casa ottiene i vantaggi dello stile di vita consumistico degli adulti: computer, televisione, ''[[home video]]'', ''[[console (videogiochi)|console]]'' etcecc. Gli adulti hanno fatto delle scelte creando un mondo in cui si dà fiducia solo ai bambini che si chiudono in casa, prolungando il consumo e sospettando invece di quelli che amano uscire. Di fatto gli adulti hanno negato ai bambini la preziosa varietà delle esperienze accessibili nell'ambiente che li circonda. "La pianificazione urbanistica della città deve tenere presente che i bambini devono poter usare la città, perché nessuna città è governabile se i cittadini non la sentono propria". Le nostre strade non sono sicure, ma i rischi maggiori non vengono dai malintenzionati, ma dagli automobilisti.
 
La critica anarchica di Ward non è retorica, il suo è un anarchismo pragmatico: non basta solo stare dalla parte dei diritti, bisogna anche metterli in pratica. Lo sguardo sulla città deve da un lato indicarne tutto il male e le inimicizie, ma dall'altro svelarne le potenzialità, le vie perseguibili. Al centro delle sue osservazioni sono le aggregazioni dal basso, i modi inventati e spontanei delle persone per vivere e far parte della città, il fare incerto e procedurale dei gruppi di ''self help'', di [[volontariato]], che agiscono fuori dalla logica del controllo e della regolamentazione dall'alto, per promuovere la costruzione dei modelli sociali e di utilizzo dell'ambiente che ne derivano. C'è sempre qualcosa di auto-educativo, auto-amministrativo in quel che accade spontaneamente nella città, nella relazione tra generazioni, nell'educare inteso come processo sociale, nella stessa esperienza dei bambini e degli adolescenti.
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* ''Arcadia for All: the Legacy of a Makeshift Landscape'', con Dennis Hardy, Mansell, 1986;
* ''When we Build Again, Lets have Housing That Works'', Pluto Press, 1985;
* ''Goodnight Campers! The History of the British Holiday Camp'', con Dennis Hardy, Mansell, 1986;
* ''Chartres: the Making of a miracle'', Folio Society, 1986;
* ''A Decade Of Anarchy'', (a cura di), selezione del mensile "Anarchy" 1961-1970, Freedom Press, 1987;