Vallo alpino in Alto Adige: differenze tra le versioni
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[[File:PianDeiMortiFossato 37.JPG|thumb|left|I [[Dente di drago|denti di drago]] presso lo [[sbarramento Pian dei Morti]]]]
In [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]], a differenza degli altri tratti costruiti in Italia, il vallo alpino ha avuto un particolare significato, in quanto la linea di confine che andava a presidiare e difendere era quella con l'[[Austria]] allora assorbita dalla Germania di [[Adolf Hitler|Hitler]], con il quale l'Italia di [[Mussolini]] aveva stipulato una stretta alleanza: il [[Patto d'Acciaio]], firmato il 22 maggio del [[1939]].<ref name=
Il presidio della linea di confine fu eretto in quanto Mussolini diffidava dell'imprevedibilità e delle potenzialità dell'alleato. In alcune occasioni, infatti, il ''führer'' fece in modo che il duce non fosse preventivamente informato sulle decisioni prese dal governo tedesco.
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Già negli [[anni 1920|anni venti]] la rete stradale in Alto Adige veniva costruita tenendo in considerazione anche concetti strategici di difesa. Dal [[1934]] vennero erette fortificazioni [[Circolare 200|tipo 200]]<ref>[http://stradecannoni.altervista.org Vallo Alpino] su Stradecannoni.it</ref> nei principali fondovalle, a difesa delle principali vie d'accesso: al [[passo Resia]], al [[passo del Brennero]] e lungo la [[val Pusteria]]. In totale 9 opere.
Fino al [[1937]] il numero di opere costruite del [[Circolare 450|tipo 450]] (simili al [[Circolare 7000|tipo 7000]]) salì a 20, e nel [[1938]] si contavano in tutto 47 bunker. L'ordine di fortificare massicciamente il confine con la Germania venne dal duce il 21 novembre [[1939]]; questa fu la data di nascita del vallo Littorio in Alto Adige.<ref name=
Lo sviluppo del vallo alpino e il suo sviluppo in Alto Adige procedettero in maniera differente. Il generale Gamaleri del [[4º Corpo d'armata alpino]] di Bolzano riferì che il 23 gennaio [[1940]] già 66 opere erano completate e altre 250 erano previste. Evidentemente lo sforzo di fortificare il confine nord iniziò già prima del 21 novembre [[1939]]. La realizzazione delle opere avvenne solo conformemente al successivo ordine della [[circolare 15000]]. Questo significa però anche che i progetti esistenti dovevano essere rielaborati.
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Per la costruzione vennero stabilite le posizioni delle fortificazioni da una commissione militare. I terreni vennero acquisiti o espropriati, cosa che trovò opposizione tra i contadini, in larga parte di madrelingua tedesca. Per i numerosi lavoratori delle imprese italiane dovettero essere costruiti degli alloggi. Per il lavoro duro e a volte pericoloso, gli operai ricevevano un salario fino a 50 [[lira italiana|lire]] al giorno. Questo stipendio era interessante anche per i contadini nativi; non vennero però assunti sudtirolesi che avessero [[Opzioni in Alto Adige|optato]] per la Germania.
La realizzazione delle opere si dimostrò piena di difficoltà: le strade di accesso che portavano ai cantieri erano ancora in parte da costruire. Bisognava a volte costruire [[Teleferica|teleferiche]] provvisorie per far giungere i [[materiali da costruzione]] necessari alle opere site nelle posizioni più impervie. Dato che il calcestruzzo si poteva gettare solo ad una temperatura superiore ai -5 °C, in alta montagna, soprattutto in inverno, i lavori erano fortemente limitati. In Alto Adige, al 10 giugno [[1940]], 161 bunker erano già terminati (con armamento previsto di 336 mitragliatrici e 39 pezzi), grazie al lavoro di 19.000 operai.<ref name=
{{citazione|Bisogna mettere migliaia di cannoni lungo i fiumi del Veneto, perché sarà da lì che i tedeschi lanceranno l'invasione in Italia e non attraverso le [[gola (geografia)|forre]] dell'Alto Adige ove sarebbero facilmente maciullati<ref>{{cita|Ciano|p. 535}}.</ref>.}}
Il 25 luglio [[1941]] il generale [[Mario Roatta]] riferì che la maggior parte delle opere in costruzione erano terminate dal punto di vista strutturale.<ref name=
[[File:Opera 4.7Braies.JPG|thumb|L'opera 4 dello [[sbarramento di Braies]]]]
[[File:Opera 1.4 Chiusa.JPG|thumb|left|Opera 1 dello [[sbarramento Chiusa di Rio]]]]
Un problema che si dovette affrontare nella costruzione dei diversi sbarramenti fu l'ordine pubblico. Infatti, per la costruzione delle opere, bisognava trasportare materiale edile in loco, quindi per gli sbarramenti questo voleva dire al ridosso del confine, sotto gli occhi dell'"amico-nemico". Fu quindi ordinato di far scaricare il materiale alla prima stazione ferroviaria più a sud di quella che normalmente serviva la zona dove sarebbero stati impiegati (ad esempio per l'edificazione dello [[sbarramento del Brennero]] venivano scaricati alla [[stazione di Colle Isarco]]).<ref name=
All'alleato tedesco non rimase certo ignoto il procedere di queste costruzioni atipiche lungo il confine; indagini fotografiche e di spionaggio furono eseguite. Il Reich fece fotografare i lavori di costruzione delle opere al ''[[Völkischer Kampfring Südtirols]]'' (VKS) il quale le realizzò mediante tecniche allora avanzate, come pellicole a raggi infrarossi (Perutz Topo, Perutz Silber Eosin, Infrarot 800 hart) e potenti teleobiettivi. Dato ciò, le fotografie effettuate furono eseguite in modo veloce per non farsi scoprire; la maggior parte furono effettuate da in movimento da auto o treno da cui risultano sfocate, altre invece da distanze di oltre 20 chilometri. Nonostante ciò, quest'attività di spionaggio risultarono utili per far conoscere al nemico tedesco lo stato di avanzamento delle costruzioni delle opere difensive, le loro dimensioni e quindi l'armamento previsto. Tali fotografie sono ora custodite presso l'archivio militare di Friburgo.<ref name=Spionaggio/>
Con il crescente peggioramento della situazione militare delle [[potenze dell'Asse]] nel [[Teatro del Mediterraneo della seconda guerra mondiale|teatro del Mediterraneo]], crebbe il malumore tedesco dovuto alla costruzione del vallo alpino. Il 4 ottobre [[1942]] Mussolini cedette alle insistenze di Hitler e fece diramare dal [[Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano|capo di stato maggiore generale]], generale Cavallaro, l'ordine del definitivo d'arresto dei lavori presso il vallo alpino, al confine con la Germania, con decorrenza dal 15 ottobre. Tuttavia, mentre venivano effettuati solo piccoli lavori allo scoperto, come il completamento della mimetizzazione, i piani per il prolungamento degli sbarramenti sui fianchi vennero comunque proseguiti.<ref name=
{{citazione|Sono dell'avviso che se non si vuole dare al Reich la persuasione che ci prepariamo a difenderci da lui, non c'è che da lasciare le cose come stanno; se viceversa, intendiamo di premunirci da quella parte, tanto vale riprendere i lavori in pieno, secondo il programma originale.|[[Mario Roatta]], [[Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano|capo di stato maggiore del Regio Esercito]], 25 luglio [[1941]]}}
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