Teodosio II: differenze tra le versioni
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[[File:Roman-Persian Frontier, 5th century.png|thumb|upright=1.4|La frontiera romano–persiana dopo la spartizione dell'Armenia nel 384. La frontiera rimase stabile per tutto il V secolo.]]
{{Vedi anche|Campagne sasanidi di Teodosio II}}
Dopo anni di relativa pace tra Impero e Persia, nel 421, appena salito al trono, [[Bahram V]] riprese la persecuzione contro i cristiani iniziata dal padre, [[Yazdgard I]], dopo il tentativo del vescovo di [[Ctesifonte]] di bruciare il tempio del Grande Fuoco della capitale sasanide. Questa persecuzione fu il ''[[casus belli]]'' dell'offensiva imperiale. Teodosio II inviò un forte contingente militare in [[Armenia]], da sempre contesa dalle due potenze confinati, al comando di [[Ardaburio]], il quale inflisse delle sconfitte all'esercito sasanide, saccheggiò l'[[Arzanene]] e, dopo aver ottenuto rinforzi, invase la Mesopotamia assediando [[Nisibis]]. Bahram, vista in pericolo la prestigiosa e fondamentale fortezza di Nisibis, decise di guidare personalmente l'[[esercito sasanide]]. Condotti dal loro re i Persiani riuscirono a liberare
Nel [[440]] Yazdgard radunò un esercito composto da contingenti di diverse nazioni vassalle dei Persiani e attaccò i Romani prendendoli di sorpresa: solo una improvvisa e notevole alluvione mise fine all'attacco persiano, permettendo ai Romani di ritirarsi e impedendo a Yazdgard, che comandava il proprio esercito, di invadere il territorio romano. Teodosio inviò allora il proprio generale [[Anatolio (console)|Anatolio]] al campo sasanide dove riuscì a persuadere Yazdgard a stipulare la pace, che prevedeva tra i suoi termini l'accordo di non costruire nuove fortezze frontaliere e di non fortificare quelle esistenti.
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