Discussione:Samurai: differenze tra le versioni
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Il duello era per il samurai solo un gioco di mistificazioni da lui inscenato e non praticato. Il vero duello era per la causa del samurai condizione di mancanza da colmare da prima o da svalutare del tutto da sempre ma soprattutto da ritenere impedimento assoluto ad ogni vera missione. Per questa specificazione, il mondo dei samurai trovò punto di contatto ma non di reciproca comprensione con gli ordini e simboli cavallereschi occidentali. Ciò che il cavaliere senza eredità dallo o dello Oriente non ha a disposizione della propria conoscenza è lo stabilirsi definitivo delle teorie, delle premesse, per il quale il samurai può essere anonimo, oscuro, incomprensibile, quando il suo semplice somigliante invece vuole l'esatto rovescio. Si tratta della differenza tra esteriorità senza imprevisti ed interiorità impossibile a prevedersi nella sua realizzazione esteriore, invero tra atto tipico ed azione caratteristica solo per motivazione propria.
Il "duellismo", i "duellisti", sono per l'etica imprescindibile del samurai sciagura ed indegnità ancora di più che per l'etica propria dei Cavalieri estranei al mondo dei Samurai.
Mauro Pastore
== Azione non eccessiva o dipartita dal mondo, ma non suicidio. Il vero precetto nella tragedia. ==
L'esistenza del samurai si costituisce soltanto in perenne assenza da intenti od atti suicidi e le sue gesta sono quelle ottenute dal rifiuto perenne di ambizioni omicide. L'eccesso di potenza necessitava la riduzione del potere, e ciò avveniva col monito dell'altro samurai o secondo propria deliberazione. Il compito ed i doveri erano di apprestare a tale riduzione il destino della vita e non della morte o di subire il destino della non-vita con la propria morte, riparo dai propri errori e non difesa per altri, in ragione del codice medesimo che disponeva il samurai a non esser mai invadente e a lottare per la causa fino al raggiungimento del pieno potere della vita, che in caso di errori dunque era fatto della morte sottratta al destino empio, fosse anche la morte la propria morte, autoprocurata cioè quale gesto estremo per realizzare lo scopo della propria vita anche a costo di cagionare l'anticipazione dei tempi. Per questo il darsi morte del samurai è accadimento estroverso, tattica di guerra, mossa ultima della lotta, ritrovato di emergenza con lo scopo di vincere, anche con la sola propria estinzione dal mondo, resa tragica vittoria e dunque assai piccolo esito solamente. Il darsi morte ebbe varie codificazioni, per lo più restate occulte ovviamente, ma non accadeva sempre secondo codici, soltanto e sempre per la Causa, in ragione dell'impresa e della imprevista condizione disperata cioè non atta ad accogliere la completa vittoria del Samurai.
Mauro Pastore
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