Vulcano (divinità): differenze tra le versioni

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[[File:Velázquez - La Fragua de Vulcano (Museo del Prado, 1630).jpg|miniatura|''[[La fucina di Vulcano]]''<br/> di [[Diego Velázquez]]. [[Il Prado]], Madrid]]
'''Vulcano''' ([[lingua latina|latino]] ''Vulcanus'', ''Volcanus'' o arcaico ''Volkanus'') è il dio [[religione romana|romano]] del fuoco terrestre e distruttore. Appartiene alla fase più antica della religione romana; infatti [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]] riferisce, citando gli ''[[annales pontificum]]'', che re [[Tito Tazio]] aveva dedicato altari ad una serie di divinità tra le quali era anche Vulcano<ref name="VarroneV">{{cita libro |autore=Varrone |wkautore=Marco Terenzio Varrone |titolo=De Lingua Latina |url=http://www.thelatinlibrary.com/varro.ll5.html |volume=Liber V | capitolo=Capitolo X |anno= 47-45 a.C.}}</ref>. Spesso è erroneamente indicato come figlio di Giove e Giunone, in realtà è stato generato per partenogenesi da quest'ultima.
 
Vulcano e il marito di Venere
 
== Etimologia ==
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== Natura del dio ==
A [[Creta]] era venerato Velkhanos, un dio della natura e degli Inferi e in passato si è ipotizzato che Vulcano provenisse dal Mediterraneo orientale tramite l'Etruria<ref name="rose">Herbert Jennings Rose, "Vulcano" in ''Dizionario di antichità classiche''. Torino, San Paolo, 1995. ISBN 88-215-3024-8.</ref>.
 
Secondo [[Georges Dumézil]], la reale natura di Vulcano si spiega con la teoria dei tre fuochi [[Veda|vedici]]. Secondo questa teoria per celebrare un sacrificio si devono accendere sul terreno tre fuochi: il primo, chiamato "fuoco del padrone di casa", rappresenta il sacrificante stesso e serve ad accendere gli altri, il secondo, "fuoco delle offerte", porta il sacrificio agli dèi per mezzo del fumo, il terzo, "fuoco di destra o del sud", è situato al limite dell'area sacrificale e serve da sentinella contro l'attacco degli spiriti maligni. Questa teoria si sarebbe conservata anche a Roma, dove i primi due fuochi sono rappresentati da [[Vesta]] mentre il terzo è Vulcano<ref>Georges Dumézil, ''La religione romana arcaica'', p. 277 e sgg. Milano, Rizzoli, 1977. ISBN 88-17-86637-7</ref>. Il dio è quindi il fuoco che divora e distrugge, rivolto verso le potenze ostili e questo spiega ciò che si era chiesto anche Plutarco<ref>Plutarco, ''Questioni romane'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Moralia/Roman_Questions*/C.html#47 47].</ref>, cioè perché i suoi templi dovevano essere costruiti fuori o al limite esterno delle mura, come già il Volcanal alle origini di Roma. Questo spiega anche perché a Vulcano si consegnassero bruciandole per annientarle le armi e le spoglie del nemico prese sul campo di battaglia<ref>[[Servio]], ''Commento all'Eneide'', [http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak/Auteurs_anciens/serv8.htm VIII], 562.</ref>, come anche le armi del sopravvissuto alla ''[[devozione|devotio]]''<ref>Tito Livio, ''Storia di Roma'', [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.8.shtml#10 VIII, 10]</ref>.