Andrea Malinconico: differenze tra le versioni

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Figlio di Aniello ed Isabella d'Apice, fu battezzato nella [[Chiesa di San Liborio alla Carità]], con il nome di Domenico Andrea<ref>U. Prota-Giurleo, Pittori napoletani del Seicento, Napoli 1953, p.34</ref>.
 
Iniziò il proprio apprendistato artistico nella bottega di Massimo Stanzione, l'influsso del quale, sebbene chiaramente riconoscibile nelle sue opere, non fu tuttavia il solo da cui il pittore mutuò tecnica ed ispirazione. È infatti possibile rilevare nel suo approccio pittorico influenze di [[Andrea Vaccaro]] per quanto attiene alle rappresentazioni naturalistiche; e stilemi classicisti e barocchi riconducibili ad [[Anton Van Dyck]], [[Francesco GuarinoGuarini]], [[Bernardo Cavallino]] e [[Charles Mellin]].
 
Fu nominato dal [[papa]] Cavaliere dell'[[Ordine dello Speron d'Orooro]], titolo che includeva quello di conte, del quale alcune cronache narrano che fosse oltremodo vanitoso, sino al ridicolo<ref>[[Giovanni Rosini]], ''Storia della pittura italiana esposta coi monumenti, Volume 6'', Capurro, 1852</ref>.
 
Secondo il [[Luigi Lanzi|Lanzi]], in riferimento alle opere nella [[Chiesa di Santa Maria dei Miracoli (Napoli)|Chiesa dei Miracoli]] a Napoli, ''Gli Evangelisti e i Dottori, onde ornò i pilastri, sono le più belle pitture, [...], le positure son nobili, i concetti peregrini; tutto è dipinto con amore e da valentuomo, e con una freschezza di colori maravigliosa. Altre belle opere se ne veggono; ma non poche anche deboli e mancanti di spirito.''<ref>Luigi Lanzi, ''Storia pittorica della Italia: dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo'', Marchini 1822</ref>