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==== Il modello pedagogico e storiografico ====
[[File:Repubblica Venezia espansione in Terraferma.png|miniatura|La mappa mostra i [[Domini di Terraferma]] della Serenissima dalla [[Pace di Lodi]] (1454) fino alla [[Battaglia di Agnadello]] (1509). I territori acquisiti con la Pace di Lodi furono il frutto degli sforzi bellici compiuti nel primo Quattrocento da parte del doge Francesco Foscari.]]
In seguito all'espansione militare sulla terraferma e l'acquisizione di [[Verona]], [[Padova]] e [[Vicenza]] sotto l'energico [[Doge (Venezia)|dogado]] di [[Francesco Foscari]] (1423-1457), la Serenissima permise la fusione della coscienza umanistica con la volontà di rendere prestigioso lo Stato, nell'intento di formare future classi dirigenti che sostenessero, in chiave storiografica, la grandezza della patria<ref>{{Cita|Tateo, cultura umanistica|p. 92}}:{{Citazione|...il primo umanesimo veneto appare caratterizzato soprattutto da funzioni - per così dire - istituzionali: accolto nelle grandi famiglie dell'aristocrazia, l'umanesimo contribuì soprattutto alla formazione di uomini politici, ambasciatori, prelati.}}</ref>. Tutte e tre le città conquistate, difatti,
{{Citazione|Dalle tendenze pedagogico-educative, che caratterizzano l'umanesimo del Barzizza e del Guarini (che prima di Vittorino da Feltre ebbero proprio a Venezia scuole fiorenti), discendono invece quell'interesse alla formazione dell'uomo e quell'attenzione eccezionale agli aspetti morali della vita e delle singole azioni umane che distingueranno l'umanesimo veneziano al suo apogeo, alla fine del Quattrocento.}}
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L'umanesimo veneziano si può inquadrare, nella sua declinazione geo-politica, in un umanesimo politico non molto dissimile da quello adottato dalla [[Repubblica fiorentina|Repubblica di Firenze]], se non per un elemento legato alla sfera socio-politica. La differenza tra i due modelli repubblicani fiorentino e veneziano consisteva, difatti, nella flessibilità delle classi sociali: se a Firenze uomini umili, grazie al loro ingegno, potevano essere notati dalle famiglie magnatizie rendendoli celebri ed onorati, a Venezia tale esempio di meritocrazia era praticamente assente, rendendola a tutti gli effetti una repubblica nobiliare di stampo fortemente [[Oligarchia|oligarchico]]<ref>{{Cita|Canfora|p. 34}}:{{Citazione|Si trattava di una forma di stato repubblicano ovviamente ''sui generis'', fondato sulla conservazione istituzionale, sull'equilibrio tra i poteri e sulla programmatica esclusione dell'allargamento della partecipazione al governo cittadino.}}</ref>.
== Il primo
=== La pedagogia ===
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==== Leonardo Giustinian ====
Il Vergerio trovò un grande aiuto, per il suo progetto educatio, nella figura del patrizio e allievo di Guarino [[Leonardo Giustinian]] (1388-1446). Membro di una delle più illustri famiglie patrizie veneziane e umanista lui medesimo (importante la traduzione in latino delle ''[[Vite parallele|Vite]]'' [[Vite parallele|plutarchee]] di [[Cimone]] e [[Lucio Licinio Lucullo|Lucullo]])<ref>{{Cita|Tissoni Benvenuti|p. 251}}</ref>, Leonardo Giustinian fu autore di un'orazione funebre a Carlo Zeno del 1419, in cui il Giustinian elogia il tipico servitore dello Stato<ref>{{Cita|Pastore Stocchi|p. 242}}</ref>. Più che un grande umanista, il Giustiunian fu un fervente promotore del programma scolastico propugnato dal Vergerio e dal Barbaro (suoi furono i risultati ottenuti con l'apertura delle scuole di [[Rialto (Venezia)|Rialto]] e di San Marco, negli anni '40), ritagliandosi momenti di tranquillità in cui manenteneva contatti con [[Flavio Biondo]] e [[Francesco Filelfo]]<ref>{{Cita|Tissoni Benvenuti|p. 250}}</ref> o si dedicava alla poesia in volgare. Il Giustinian non fu l'unico della sua famiglia ad occuparsi dell'evoluzione del nascente umanesimo: il fratello [[Lorenzo Giustiniani|Lorenzo]], primo [[Patriarcato di Venezia|patriarca di Venezia]], umanista cristiano e poi proclamato [[santo]]; e il figlio Bernardo (1408-1489), autore del ''De origine urbis venetiarum''<ref name=":0">{{Cita|Caracciolo}}</ref>.
==== Pedagoghi veneti ====
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Francesco Barbaro è considerato l'umanista più importante che Venezia abbia mai avuto, il «campione dell'interesse della classe dirigente della Serenissima per la nuova cultura»<ref>{{Cita|Canfora|p. 34}}</ref>. Allievo di Guarino, Barzizza e Conversini, Barbaro diede impulso allo studio della letteratura greca da un lato traducendo [[Plutarco]], dall'altro difendendone, nel trattato ''Apologia de rerum graecarum'', la sua dignità culturale da chi invece la vedeva come superflua per la preparazione dell'umanista<ref name=":5" />. Dopo un soggiorno a Firenze (1415) ove conobbe Leonardo Bruni, Niccolò Niccoli e [[Giovanni di Bicci de' Medici|Giovanni de' Medici]], Barbaro diventò [[Senatore|senatore della Serenissima]] nel 1419<ref name=":5">{{Cita|Cappelli|p. 159}}</ref>. In questa veste, dal 1419 fino al 1454, Francesco Barbaro, coadiuvato dal già citato Leonardo Giustinian, si dedicò anima e corpo alla progettazione concreta dell'umanesimo politico veneziano tramite l'attività politica ([[Procuratori di San Marco|procuratore di San Marco]] nel 1452) e quella letteraria<ref name=":5" />. Tra i lavori principali di questo periodo ricordiamo il ''De re uxoria'', trattatello famigliare in cui Barbaro sottolinea l'importanza della madre nell'educazione del bambino secondo i costumi patrii<ref>{{Cita|Tateo, cultura umanistica|p. 95}}</ref>.
== La seconda metà del secolo ==
== Note ==
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