Utente:Erasmus 89/Sandbox 5: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 45:
 
{{Citazione|Venezia non era sede di un tradizionale centro culturale organizzato, ma la vicina Padova, assoggettata al dominio veneziano, costituiva una fonte attivissima di irradiazione culturale; e a Padova....insegnarono alla fine del secolo XI Giovanni di Conversino...Gasparino Barzizza...Pier Paolo Vergerio. Lo spiccato indirizzo pedagogico dell'insegmaneto umanistico a Padova ebbe certo la sua parte notevole nell'orientamento dell'umanesimo veneziano...}}
</ref>.[[File:Francesco Barbaro di Enrico Merengo.jpg|thumb|''Francesco Barbaro'', statua attribuita a [[Enrico Merengo]] sulla facciata di [[Chiesa di Santa Maria del Giglio (Venezia)|Santa Maria del Giglio]] a [[Venezia]].|sinistra]]
</ref>.
 
=== La storiografia ===
==== Lauro Quirini e Francesco Barbaro ====
[[File:Francesco Barbaro di Enrico Merengo.jpg|thumb|''Francesco Barbaro'', statua attribuita a [[Enrico Merengo]] sulla facciata di [[Chiesa di Santa Maria del Giglio (Venezia)|Santa Maria del Giglio]] a [[Venezia]].|sinistra]]
Risultato di questi sforzi fu una vera e propria proliferazione di scritti celebrativi di Venezia e del suo sistema di governo. Tra i più significativi prodotti dell'umanesimo veneto si ricordano quelli di [[Lauro Quirini]] (1420-1479) e di [[Francesco Barbaro (politico)|Francesco Barbaro]] (1390-1479)
 
Riga 55 ⟶ 53:
 
Avendo come fonte la ''[[Politica (Aristotele)|Politica]]'' di [[Aristotele]], Quirini compose un ''De Republica'' in cui afferma che nessuna delle tre forme di governo ([[monarchia]], [[oligarchia]] e [[democrazia]]) sono aliene da difetti, e che soltanto in una'' res publica'' in cui pochi governano lo stato per incarico di molti, con a capo un re sorvegliato dal popolo, lo stato può funzionare<ref>Si veda il saggio di {{Cita|Guido Cappelli|3 = Cappelli, Quirini|titolo = Aristotele veneziano. Il "De Republica" di Lauro Quirini e la tradizione politica classica.}}</ref>.
[[File:Bellini Lorenzo Giustiniani.jpg|miniatura|[[Gentile Bellini]], ''San Lorenzo Giustiniani'', 1465, seminario patriarcale, Venezia.]]
 
Francesco Barbaro è considerato l'umanista più importante che Venezia abbia mai avuto, il «campione dell'interesse della classe dirigente della Serenissima per la nuova cultura»<ref>{{Cita|Canfora|p. 34}}</ref>. Allievo di Guarino, Barzizza e Conversini, Barbaro diede impulso allo studio della letteratura greca da un lato traducendo [[Plutarco]], dall'altro difendendone, nel trattato ''Apologia de rerum graecarum'', la sua dignità culturale da chi invece la vedeva come superflua per la preparazione dell'umanista<ref name=":5" />. Dopo un soggiorno a Firenze (1415) ove conobbe Leonardo Bruni, Niccolò Niccoli e [[Giovanni di Bicci de' Medici|Giovanni de' Medici]], Barbaro diventò [[Senatore|senatore della Serenissima]] nel 1419<ref name=":5">{{Cita|Cappelli|p. 159}}</ref>. In questa veste, dal 1419 fino al 1454, Francesco Barbaro, coadiuvato dal già citato Leonardo Giustinian, si dedicò anima e corpo alla progettazione concreta dell'umanesimo politico veneziano tramite l'attività politica ([[Procuratori di San Marco|procuratore di San Marco]] nel 1452) e quella letteraria<ref name=":5" />. Tra i lavori principali di questo periodo ricordiamo il ''De re uxoria'', trattatello famigliare in cui Barbaro sottolinea l'importanza della madre nell'educazione del bambino secondo i costumi patrii<ref>{{Cita|Tateo, cultura umanistica|p. 95}}</ref>.
 
=== Lorenzo Giustiniani ===
Già nella prima metà del Quattrocento a Venezia cominciarono a farsi notare, anche, i primi esponenti di quell'[[umanesimo cristiano]] che caratterizzano l'umanesimo veneto. Tra i primi esponenti spicca la figura di [[Lorenzo Giustiniani]] (1381-1456), fratello di Leonardo. Energico promotore della riforma della Chiesa, Lorenzo entrò poco più che ventenne nell'[[Ordine di San Benedetto|ordine benedettino]], dimorando nel monastero posto sull'isola di [[San Giorgio in Alga]] fino al 1433, quando fu prima nominato [[Diocesi di Castello|vescovo di Castello]] dall'ex confratello [[Papa Eugenio IV|Eugenio IV]] e poi, da [[Papa Niccolò V|Niccolò V]], primo [[Patriarcato di Venezia|patriarca di Venezia]] dal 1451<ref>Si veda la voce biografica curata da {{Cita|Del Torre}}.</ref>. Benché la sua produzione fosse legata soprattutto alla trattatistica moralistica e teologica di sapore medioevale, Lorenzo Giustiniani viene inquadrato nell'alveo dell'umanesimo non soltanto per il legame che egli ebbe con [[Guarino Veronese]] e con il camaldolese [[Ambrogio Traversari]], ma anche perché il processo di riforma della Chiesa da lui attuato in comunione con un altro vescovo ed erudito veneto, [[Ludovico Barbo]], sarà raccolto nei decenni successivi dai monaci della sua congregazione e dall'umanista olandese [[Erasmo da Rotterdam]]<ref>{{Cita|Caracciolo}}:
 
{{Citazione|L’umanesimo veneziano è religioso, ed annovera i nomi di grandi personaggi, da Lodovico Barbo, che avviò la riforma dei Benedettini e venne proclamato santo, a Lorenzo Giustiniani, primo patriarca di Venezia, anch’egli elevato all’ onore degli altari, ai grandi spiriti riformatori del cenobio di S. Giorgio in Alga da cui uscì il ''Libellus ad Leonem X'' in cui si colgono chiari i prodromi della contestazione di Lutero contro l’eccessiva mondanizzazione della Chiesa di Roma.}}
Riga 65 ⟶ 63:
 
== Il secondo Quattrocento ==
[[File:Virgil 1501 Aldus Manutius (Italika).jpg|sinistra|miniatura|L'edizione aldina delle ''[[Bucoliche]]'' virgiliane, del 1501. Nell'immagine sono riportati i primi versi della prima bucolica.]]
 
=== L'editoria e Aldo Manuzio ===
{{Citazione|È allora che l'umanesimo patrizio veneziano giunge al culmine della sua parabola: quando membri stessi del senato e procuratori di San Marco e oratori della Repubblica e futuri dogi si fanno maestri a Padova e a Venezia, esercitano strenuamente la filologia e la filosofia. E divengono collaboratori, anzi stimolatori, della straordinaria politica di promozione delle quasi duecento tipografie che rendono Venezia il ''carrefour'' della cultura umanistica europea e le fanno aprire la prodigiosa "via del libro", quasi a sostituire - almeno in parte - la ormai disastrata "via delle spezie" (fra il 1469 e il 1501 vengono impressi circa due milioni di volumi, soprattutto riguardanti le umanità).|{{Cita|Branca}}}}
 
A partire dagli anni '70, difatti, Venezia divenne la capitale del libro, grazie all'opera prima dei fratelli [[Giovanni e Vindelino da Spira|Johann e Wendelin von Speyer]], poi del francese [[Nicolas Jenson]] ed infine, a partire dal 1490, da [[Aldo Manuzio]]<ref>{{Cita|Steinberg|pp. 58-60}}</ref>, formatosi alla corte dei [[Pico (famiglia)|Pico]] e grande amico non soltanto del loro rampollo [[Giovanni Pico della Mirandola|Giovanni]], ma anche del [[Agnolo Poliziano|Poliziano]] e di [[Erasmo da Rotterdam]]. Quest'ultimo, destinato a diventare il «più grande stampatore veneziano del [[XVI secolo|Cinquecento]]»<ref>{{Cita|Steinberg|p. 60}}</ref>, si rese celebre per la produzione di edizioni tascabili dei grandi classici latini e greci (le cosiddette ''edizioni aldine''), le quali avevano inoltre il vantaggio di essere economiche, ben illustrate e corredate dai commenti dei più importanti studiosi dell'epoca<ref>{{Cita|Steinberg|p. 61}}</ref>.
 
== Note ==