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Nell'estate del 1914, il 28 giugno, si verificò il tragico ''casus belli:'' un irredentista bosniaco uccise l’erede al trono dell’Impero Austroungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando. Subito l'[[Europa]] si divise in due schieramenti: gli Imperi centrali, Austria e Germania, e l’Intesa, formata da [[Russia]], Francia, Inghilterra, [[Serbia]] e [[Belgio]].
Tra il re italiano e l'imperatore d'Austria ci fu uno scambio di messaggi, che sancirono la momentanea neutralità dell’Italia. Scrisse Francesco Giuseppe: “''la Russia ha mobilitato il suo esercito e la sua flotta e minaccia la pace in Europa … sono costretto a rispondere con la mobilitazione delle nostre forze .. sono felice di poter contare sull'appoggio dei miei alleati e dei loro potenti eserciti'' … ” . Ad esso rispose : “''ho ricevuto il telegramma di Vostra Maestà, assicuro che l’Italia ha fatto e farà di tutto per mantenere la Pace … osserverà con gli alleati una attitudine cordialmente amichevole anche in considerazione degli interessi che l’Italia deve tutelare'' ”.
La neutralità italiana continuò per un anno, nonostante fosse continuamente lusingata con proposte da entrambi gli schieramenti, fino a quando firmò, nel maggio 1915, il [[Patto di Londra]], con cui si impegnava in battaglia solo con l’Austria, e non contro la [[Germania]].
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Il 24 Maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Il primo colpo di cannone venne sparato alle ore 4.00 dal [[Forte Verena]]. Secondo la testimonianza dell'aspirante ufficiale [[Fritz Weber]] [1] già dalla sera precedente alcune granate vennero sparate contro pattuglie italiane, in movimento verso i Marcai, dal [[Forte Verle]]. Successivi studi dimostrarono l'improbabilità dell'accaduto. Da questa data iniziò la "guerra delle fortezze".
Il piano del capo di Stato Maggiore, [[Luigi Cadorna]], prevedeva l'avanzamento in direzione di Lubiana attaccando sul [[Carso]] e sull'[[Isonzo]] per entrare così nel "ventre molle" dell'Impero. La strategia italiana prevedeva azioni in
La notte del 24 maggio la 108^ compagnia del battaglione alpini "Vicenza" salì sulla sommità del [[Pasubio]] dove non trovò forze avversarie. Così, con l'appoggio di nuove unità, occupò il Col Santo, issandovi una batteria di medio calibro. Ciò consentì l'avanzata lungo la Vallarsa e [[Val Terragnolo]].
Martedì 25 maggio ore 6.00: delle granate italiane caddero sulla piazza e sulla chiesa di [[Luserna]], causando tre vittime. La popolazione fuggì terrorizzata a Costalta e a
Tra il 24 e il 28 maggio nel Forte Luserna ci fu un pesante bombardamento.
Si temeva l'esplosione di depositi delle munizioni e del carburante, provocando così un cambiamento decisivo nello svolgimento della guerra; in questa disastrosa situazione, il 28 maggio, il Forte Luserna issò la bandiera bianca della resa. Fu una decisione del comandante Emanuel Nebesar. Egli venne successivamente sostituito dal tenente medico Gasperi, che fu incaricato di trattare la resa con gli italiani.
I vicini
Il comandante Nebesar fu arrestato con l'accusa di tradimento. La notte del 30 maggio si verificò un tentativo di attacco italiano ai Forti Verle e Pizzo di Vezzena, nella speranza di non aver nessuna opposizione. Purtroppo non fu così e il battaglione degli alpini "Bassano" e i fanti della brigata "[[Ivrea]]" dovettero indietreggiare con dolorose perdite
Nei giorni seguenti l'intero nodo sommitale di Cima [[Carega]] venne occupato e con esso il lunghissimo ed aspro contrafforte calante verso Cima [[Levante]], Cima [[Mezzana]], [[Passo Buole]], Monte [[Coni Zugna]] e la
Operazioni seguenti, che si verificarono fino a dicembre 1915, portarono gli italiani alle porte di [[Rovereto]], sull'allineamento Mori - Lizzana - Castel Dante - S.Colombano - Noriglio.
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Lungo la [[Val Sugana]] le truppe italiane inizialmente si imposero nell'[[altopiano dei Sette Comuni]]: conquistarono [[Ospedaletto]], si allargarono verso [[Strigno]], salirono sul monte Civeron ed entrarono in [[Val di Sella]]. Così facendo occuparono il ciglione dell'Armentara e, infine, entrarono nella cittadina di Borgo il 15 agosto 1915.
Durante la notte del 18 agosto iniziarono delle azioni offensive sull'altipiano di Folgaria verso
Il Monte Coston venne riconquistato il 20 agosto, mediante aggiramento da parte di consistenti forze: tutto questo suggeriva di procedere con un ulteriore tentativo verso la testata dell'Astico, impiegando tutte le unità ancora disponibili. Nello stesso momento, sull'altro lato della Val d'Astico, il Forte Belvedere, con la sua massa di cemento e di acciaio issava sornionamente la guardia.
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Nel M. Coston avvenne un attacco del 154° reggimento di fanteria "Novara".
Tra il 18 e il 23 settembre 1915 si susseguirono continui attacchi e contrattacchi austriaci tra
Il 22 settembre, nel forte Tre Sassi, in Alta Val delle Lanze, gli austriaci bombardano la trincea italiana del capitano De Castiglioni. Tutto il terreno venne battuto. L'alba del giorno successivo riservò nuove sorprese agli italiani: la fucileria scoppiò.
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Il 23 settembre infine si verificò l'occupazione definitiva di Monte Coston.
Nei primi giorni di ottobre avvenne la prima mossa offensiva sferrata da Malga Melegna e Malga Pioverna contro il nudo dosso del
"Il 7 ottobre alle otto entrano in azione le nostre artiglierie. Sparano anche le batterie da montagna. Alla nostra sinistra inizia il fuoco di fucileria. A mezzogiorno vengono distribuite le granate a mano, le S.I.P.E. Dunque, attaccheremo anche noi. Questa notte i nostri andranno a tagliare i reticolati del Durer con le pinze a mano. … 8 ottobre, riprende il fuoco, questa volta violento, furioso, impressionante, sì che la valle ne rintrona. I soldati sono alle feritoie in attesa dell’attacco, mentre sul versante orientale di valle Fonda si sente crepitare la fuciliera e “cantare” le mitragliatrici nemiche. Sono impegnati i nostri compagni del terzo battaglione con gli alpini ed i bersaglieri". Ecco le parole tratte dal diario di Luigi Gasparotto, che sintetizzò così l'accaduto.
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