Monarcomachi: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m ortografia |
|||
Riga 17:
I monarcomachi ritenevano che ogni regime politico dovesse fondarsi sul consenso del popolo, quandanche il potere del sovrano (prerogativa popolare trasferita pro tempore al sovrano) dipendesse dal volere di [[Dio]]<ref>Simonutti, Luisa, ''Contro la servitù delle coscienze. Assolutisti e monarcomachi di fronte alla tolleranza nella Francia d'Ancien régime'', Scienza e politica. N. 21, 1999, Bologna : CLUEB, 1999.</ref>. Il patto intervenuto in origine fra re e popolo sanciva la subalternità del monarca alla legge (e non poteva essere ammessa la subordinazione della legge al monarca). Emandando ogni potere da Dio, la stessa rivolta e il medesimo tirannicidio venivano giustificati dal patrocinio divino. Nel 1575 Teodoro di Bèze, che subentrò a [[Giovanni Calvino|Calvino]] come capo della [[Protestantesimo|chiesa protestante]] [[Ginevra|ginevrina]], che sosteneva l'esistenza di un "contratto" tacito tra re e popolo che obbligherebbe il primo ad agire nel rispetto del secondo, in ''Du droit des Magistrats sur leurs sujets'' giunse a invocare l'idea dell'assassinio ispirato da Dio, dunque lecito, contro quei monarchi divenuti persecutori.<ref name=ref1>{{cita libro|Koenigsberger| H.G., Mosse G.L., Bowler G.Q.| L'Europa del Cinquecento | [[2004]] | [[RCS MediaGroup|RCS]] | [[Milano]]}} pp. 407-411</ref> Un opuscolo anonimo del [[1578]] affermava che legittimo era il diritto del popolo a uccidere il tiranno, che sarebbe stato ottemperato solo da eletti chiamati da Dio stesso.<ref name=ref1/>
Le ''[[Vindiciae contra tyrannos]]'' del 1579 affermavano l'esistenza di un doppio patto, tra re e popolo e Dio e l'altro tra popolo e re. In particolare il secondo patto può giustificare il ricorso al tirannicidio. Se un re non attende agli impegni di giustizia contratti col popolo è ritenuta necessaria la sollevazione del popolo e la deposizione del despota da parte dei "guardiani dei patti" (l'istituto monarchico si riduceva, come in Hotman, a incarico
Del 1590 è invece uno scritto riconducibile agli ambienti della [[Lega cattolica (Francia)|lega cattolica]] francese, il ''Justa de reipublicae christianae in reges impios et haereticos auctoritate'', in cui, forse un dissidente [[Inghilterra|inglese]] sosteneva la necessità della fine della monarchia ereditaria e l'elezione popolare dei sovrani scelti dalla [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]]. Il sovrano autore di atti repressivi contro la religione sarebbe dovuto giustamente perire per mano del popolo. Più moderata era invece la posizione di Bellarmino che affermava la deposizione del monarca laddove necessario, fermo restando che vi intervenisse il Papa in persona, ma solo limitatamente ai casi in cui veniva messa in pericolo l'anima dei credenti.
|