Fingebant, simul credebantque: differenze tra le versioni

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'''Germani finguntFingebant, etsimul creduntcredebantque''' è una [[locuzionefrase latina]] che, tradotta significa "Icredevano Germaniin primaciò siche inventano le cose e poi pensano cheavevano sianoappena vereimmaginato".
Questa frase è di [[Tacito]], Annales V. 10 e "ritorna per ben tre volte, con minime variazioni, nell'opera d Tacito, per descrivere eventi circoscritti come la circolazione di notizie false. Nella variante "fingunt simul, creduntque" è stata usata da [[Francis Bacon]], in The Advancement of Learning (1605) e da [[Giovan battista Vico]] nei Principj di una scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni (1725), contribuendo ad una ulteriore ed autonoma diffusione.
Questa Frase viene attribuita a [[Tacito]] in uno dei classici di [[Luciano De Crescenzo]] del 2001, il quale la utilizza in più occasioni con lo scopo di ammettere che spesso mente senza rendersene conto. In altre occasioni invece, la utilizza per descrivere come un testo in prosa possa essere più complesso e articolato di quello originale.
La citazione infatti, rappresenta un esempio di "brevitas", tramite cui un concetto può essere espresso in lingua latina con l'utilizzo di due soli termini, fingunt et credunt, eprimendo tuttavia una serie di comportamenti che tradotti in italiano, necessitano di almeno otto parole.
Nel 2006 [[Claudio Magris]] riprende la citazione come esempio di "romano disprezzo" nei confronti di codesta popolazione.
Tacito, in realtà nel "[[Germania (Tacito)|La Germania]]" assume toni tutt'altro che denigratori, al contrario intende analizzare le cause della decadenza dei [[mos maiorum|costumi romani]], e per tale si serve dei [[Germani]], un popolo che incuteva timore per la sua forza ancora incontaminata da ciò che comunemente si chiama "civiltà".
D'altra parte l'ammirazione di Tacito per la popolazione germanica non è mai comunque acritica, egli infatti sa anche scorgere i difetti laddove ci sono. Per esempio, esalta la pudicizia delle donne germaniche, ed è anche pronto a sottolineare certe strane abitudini degli uomini, i quali, quando non combattono, vivono una vita del tutto inerte, si ubriacano frequentemente, e danno origine a risse cruente.
Nel 'Germania' (De origine et situ Germanorum) di Tacito, non vi è traccia di tale frase. Viene il sospetto che si tratti di una (indubbiamente felice) invenzione di Luciano de Crescenzo.
 
== Bibliografia ==
*Carlo [[LucianoGinzburg, DePaura, Crescenzo]]reverenza, ''Tale eterrore, quale''Adelphi, Milano, A. Mondadori2015, 2001p. 67
 
 
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