Paroxetina: differenze tra le versioni

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Durante la gravidanza valutare attentamente il rapporto rischio/beneficio prima di somministrare la paroxetina in donne in gravidanza, in particolare durante il primo trimestre. Il farmaco infatti è stato associato ad un aumento di difetti maggiori neonatali, in particolare cardiaci a carico del setto. Sulla base dei dati disponibili l'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha indicato un valore di rischio per una madre, esposta a paroxetina in gravidanza, di partorire un neonato con difetto cardiaco inferiore a 2/100 contro un valore di 1/100 per la popolazione generale<ref>AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco, Nota Informativa 17 febbraio 2006, disponibile on line www.agenziafarmaco.it</ref>.
 
L'esposizione a SSRI durante il terzo trimestre di gravidanza è stata associata alla comparsa nei neonati dei seguenti sintomi: (frequenti) agitazione, irritabilità, ipo/ipertonia, iperreflessia, sonnolenza, problemi di suzione, pianto persistente; (meno frequenti): ipoglicemia, difficoltà respiratoria, anomalie della termoregolazione, convulsioni. Questi sintomi sono riconducibili ad una sorta di sindrome da astinenza neonatale. L'esposizione a SSRI determinerebbe anche ritardata espulsione del [[meconio]] e conseguente ileo da meconio. L'esposizione a SSRI nella seconda metà della gravidanza è stata associata a ipertensione polmonare persistente, grave patologia che richiede terapia intensivo. Il passaggio transplacentare degli SSRI può provocare emorragie nel neonato<ref>Serebruany V.L., Am. J. Med., 2006, 119, 113</ref>.
 
La paroxetina è escreta in minima quantità nel latte materno. L'eventuale passaggio nel bambino allattato al seno non sembra avere rilevanza clinica.