Tolomeo V: differenze tra le versioni

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Intanto ad Alessandria cresceva il malcontento verso il ministro e si distinse [[Tlepolemo (reggente)|Tlepolemo]], stratego di [[Pelusio]]; alla fine del [[203 a.C.]] Agatocle fu massacrato insieme alla sua famiglia in una rivolta popolare e Tlepolemo assunse quindi la carica di nuovo reggente.<ref>{{cita|Polibio|XVI, 21.1}}; {{cita|Hölbl 2001|pag. 135}}.</ref> Tlepolemo fece uscire dalla vita politica i due figlio di Sosibio, Tolomeo (che era tornato in Egitto) e [[Sosibio (figlio di Sosibio)|Sosibio]], quest'ultimo membro della guardie reale di Tolomeo; tuttavia, mostrando di non avere grandi capacità amministrative, venne anche lui sostituito nel [[201 a.C.]] da [[Aristomene di Alyzia]], un amico del vecchio ministro Agatocle.<ref>{{cita|Polibio|XVI, 22}}; {{cita|Hölbl 2001|pag. 135-136}}.</ref>
 
=== Guerre contro AntiocoFilippo IIIV e FilippoAntioco VIII ===
Quando ancora Tlepolemo amministrava il regno, il re seleucide Antioco III entrò con il suo esercito, sostenuto da quello macedone di Filippo V, nei territori tolemaici della [[Celesiria]], conquistando [[Damasco]] e iniziando la [[quinta guerra siriaca]]; Tlepolemo allora invocò l'aiuto di Roma inviando un'ambasciata in Italia. Antioco conquistò tutta la Siria nel [[201 a.C.]] e a Tolomeo restarono solamente le città costiere della [[Fenicia]]; il generale tolemaico in Siria, [[Tolomeo (figlio di Trasea)|Tolomeo]], passò dalla parte dei Seleucidi e venne nominato governatore di Celesiria e Fenicia. Nell'inverno tra il 201 e il [[200 a.C.]] i tolemaici si riorganizzarono sotto il comando di [[Scopas (generale)|Scopas]] che riconquistò molte città, compresa [[Gerusalemme]], ma venne poi sconfitto nella [[battaglia di Panea]]. Antioco conquistò quindi [[Sidone]], l'ultima roccaforte egizia, e Scopas andò in [[Etolia]], per reclutare un esercito in caso Antioco avesse invaso l'Egitto stesso; il seleucide rimase però in Celesiria, consolidando il potere nella regione appena acquisita.<ref>{{cita|Hölbl 2001|pag. 136}}.</ref>
 
Contemporaneamente, durante la [[guerra di Creta]], [[Filippo V di Macedonia]] si impossessò delle isole tolemaiche dell'[[Mar Egeo|Egeo]], tra le quali vi era [[Samo (isola)|Samo]], la base della flotta tolemaica in Grecia. Tuttavia l'isola fu riconquistata grazie all'aiuto di [[Attalo I|Attalo di Pergamo]], che era in aperta guerra con Filippo. Alla fine del 201 a.C. gli ambasciatori ellenistici arrivarono a Roma e così il [[Senato romano]] decise di inviare a sua volta degli emissari: con l'intervento di Roma anche Atene si schierò contro Filippo e questi , per risposta, invase la [[Tracia]] tolemaica. I romani scesero allora in campo, iniziando la [[seconda guerra macedonica]], sotto il comando di [[Marco Emilio Lepido (console 187 a.C.)|Marco Emilio Lepido]].<ref name="Hölbl 137">{{cita|Hölbl 2001|pag. 137}}.</ref>
 
L'ambasciata romana raggiunse quindi [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] nel 200 a.C. ma non perpetrò la causa di Tolomeo e anzi lasciò libero Antioco di occupare i territori tolemaici in Asia Minore a patto che non si schierasse con Filippo V contro Roma.<ref name="Hölbl 137" /> Antioco completò quindi la totale annessione della Celesiria nel [[198 a.C. ]] e dalla primavera dell'anno successivo invase l'Asia Minore: iniziando dalla [[Cilicia]], si mosse con l'esercito e con la flotta lungo tutto il territorio tolemaico arrivando a [[Efeso]], un potente base tolemaica, nell'autunno del [[197 a.C.]] Riuscendo a giungere sul suolo europeo, Antioco fece dell'[[impero seleucide]] la più importante potenza ellenistica del tempo.<ref>{{cita|Hölbl 2001|pag. 138}}.</ref>
 
=== Età adulta e fine ===