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La bellezza infatti nella cultura greca arcaica era concepita come un valore assoluto donato dagli dei all'uomo e quindi la deformità poteva segnalare l'ostilità degli dei nei confronti del malvagio. <ref>[http://www.treccani.it/scuola/lezioni/scienze_umane_e_sociali/bellezza_e_arte_1_kalokagathia.html Bellezza e arte 1. La bellezza come dono divino – Kalokagathia]</ref>
Nella terminologia latina il soggetto deforme viene indicato con ''monstrum'', un fenomeno che è diverso dalla cosiddetta normalità naturale e perciò si riferisce, in senso ampio, a un essere vivente reale <ref>Definizione di "mostro" nel ''Dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti''</ref> o [[creatura immaginaria|immaginario]] a cui sono attribuite una o più caratteristiche straordinarie. Per questo il termine viene spesso usato per designare esseri umani dalle doti eccezionali, che nell'antichità normalmente venivano
Platone nel ''[[Cratilo (dialogo)|Cratilo]]'' , analizza la distinzione tra ciò che è "secondo natura" e ciò che è "contro natura", cioè "mostruoso". Si sofferma in particolare sul rapporto tra γένος (la "generazione secondo natura") e τέρας (il "mostro"). <ref>Maria Luisa Gatti Perer, in ''Etimologia e filosofia: strategie comunicative del filosofo nel «Cratilo» di Platone'', Vita e Pensiero, 2006, p.121</ref>
È infatti nel momento della generazione che si appunta la visione negativa dei greci antichi che vedono nella nascita del deforme una punizione inflitta ai genitori che si sono macchiati di una colpa precedente, commettendo ὕβρις (hýbris), che si trasmette di generazione in generazione per aver oltrepassato per ambizione i limiti imposti dagli dei che intervengono, secondo il principio arcaico dello φθόνος τῶν θεῶν (phthonos theòn), l'"invidia degli dei", con la τίσις divina, una "punizione" mirante a ristabilire l'equilibrio che l'uomo ha violato. <ref>Anna Jellamo, ''Il cammino di Dike: l'idea di giustizia da Omero a Eschilo'', Donzelli Editore, 2005, pp.XII e sgg.</ref>
Perciò la società spartana militarista ed elitaria ritiene che per coloro che sono, per volere degli dei, contro natura debbano, per legge, essere abbandonati. Non altrettanto avviene ad Atene dove la deforme testa di Pericle <ref>Plut. ''Per.'', 3, 3-4</ref>, non gli impedisce di governare. Così nel Teeteto Socrate testimonia che era uso abituale allevare un neonato deforme poiché nessuna legge lo impediva <ref>Plat. ''Theaet.'', 161a</ref>. L'aristocratico Platone invece ritiene ingiusto far continuare a vivere un neonato che la natura ha privato delle gioie della vita <ref>Platone, ''La Politica'', Leggi, 461</ref>. Giudizio condiviso da Aristotele che contesta la scelta di allevare bimbi deformi. <ref>Aristot., ''Pol.'' 7, 1335b, 19-21</ref>
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