Miguel Chevalier: differenze tra le versioni

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Consapevole fin dagli esordi della carriera del ruolo del computer a molteplici livelli dell’esistenza – dal quotidiano in senso stretto fino ai sistemi di trasmissione e di telecomunicazione, passando dai corsi azionari – Miguel Chevalier crea con ''Etat binaire'' (dal 1989) una serie in cui rappresenta i due simboli logici responasabili del funzionamento degli elaboratori elettronici 0 e 1 sotto diverse forme, tra le altre come flip-flop (''Flip Flop'', 1987), paravento (''Paravent binaire'', 1989), parabola (''Parabole binaire'', 1996), onda (''Vague binaire'', DVD, 2004 e ''Vague binaire'', Stampa, 2009). Gli emblemi del codice binario vengono riproposti dal 2011 nell’installazione di realtà virtuale generativa ed interattiva ''La Vague des Pixels'' come uno dei „quadri grafici multicolori“ soggetti ad alternanza con altri quadri grafici<ref>http://www.miguel-chevalier.com/fr/la-vague-des-pixels</ref>.<br />
==== Oenologie ====
Per la mostra ''Oenologie'' (1991) presso il castello Pichon-Longueville a Pauillac in Gironda, l’artista realizza delle opere sequenziali con cui ripercorre le tappe principali dell’elaborazione del pregiato grand cru. PoichèPoiché la gestione della vinificazione è ormai del tutto informatizzata, le opere virtuali di Miguel Chevalier sono particolarmente idonee a raccontarne la storia, così come è pertinente averle posizionate sopra le botti di acciaio ad alta tecnologia<ref>http://www.miguel-chevalier.com/fr/oenologie</ref>.<br />
==== Performances (1992) ====
Selezionato nel 1992 per realizzare un progetto nel contesto dei giochi olimpici di Albertville e Barcellona, l’artista francese opta per la messa a punto di un’opera che si appropria delle immagini dello sport trasmesse dalla televisione per riproporle in seguito modificate al pubblico delle Olimpiadi. Anziché ricorrere a rappresentazioni standard a immagine fissa delle singole discipline sportive, Chevalier ricorre all’utilizzo degli schermi giganti collocati ai piedi delle piste e negli stadi destinati a trasmettere le prestazioni degli atleti. Con questa operazione di „riciclaggio dell’immagine“<ref>Patrick Imbard, in ''Miguel Chevalier'', Paris, Flammarion, 2009, capitolo 09/''Performances''</ref> che dà vita ogni sera ad un video di un minuto creato a partire dagli avvenimenti della giornata l’artista, lungi dal fare l’apologia del corpo o della prestazione atletica, demistifica il meccanismo dei grandi avvenimenti sportivi e della loro gestione.<br />
==== Autres natures (1996) ====
Influenzate dal suo soggiorno biennale in Giappone tra il 1993 ed il 1994, le ''Autres natures'' – seguito naturale delle serre di ''Baroque et Classique'' – sono una serie di opere sulla natura e l’artificio e rivestono un ruolo di primaria importanza nella carriera dell’artista trattandosi dellledelle sue prime opere interattive e completamente digitali. Anche con queste creazioni Chevalier rinuncia alla fissità dell’immagine – analogamente a quanto in parte realizzato in precedenza con le ''Performances'' (1992) e prima ancora con ''Le combat des images'' (1988). Nel caso di ''Le grand verre/nature liquide'', installazione interattiva in 2D, gli algoritmi di cui è costituita generano delle immagini in costante divenire che non si sviluppano in modo lineare e che possono essere modificate dagli spettatori grazie ad un mouse<ref>http://www.miguel-chevalier.com/fr/autres-natures</ref>.<br />
==== Oro negro (dal 1992) ====
Oro negro è un insieme di opere e di installazioni sul ruolo del petrolio nell’economia dell’America latina concepito per 5 grandi musei in Venezuela, in Colombia ed in Messico. In esso l’artista mette in scena tutta la complessità dell’immaginario legato al petrolio. La sua attenzione si rivolge particolarmente alle reti efficienti – il tema del „réseau“ costituisce anch’esso una costante della sua ricerca creativa – ed alle tecnologie necessarie all’estrazione del liquido. Interessato al modo in cui le società petrolifere analizzano la struttura dei diversi tipi di suolo che ne precede la perforazione, l’artista vede nascere una nuova cartografia di paesaggi di sintesi (qui sottoforma di cartografie sismiche) che riprende in seguito nei ''Paysages artificiels'' (1998) per svilupparla pienamente nelle ''Méta-Cités'' (1993>2004).<br />