Angelo Maria Ripellino: differenze tra le versioni

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==Poetica==
 
I versi di Ripellino sono stati paragonati da Alessandro Fo<ref> Alessandro Fo, ''La poesia di Ripellino'' in "Angelo Maria Ripellino. Poesie. 1952-1978", Einaudi, Torino 1990 </ref>a dei candelieri dove ''"la luce minore vi ritorna incontinuamente continuazionee, mutandomuta di connotati insieme alle disposizioni dell'animo."''
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Nella poesia di Ripellino, per l'arditezza delle immagini e del linguaggio, si ritrova spesso la formula del "[[barocco]]" che comprende però tante altre possibilità, completamente differenti. Un altro ''leitmotiv'' della sua poesia è infatti la clowneria.
 
===Il tema del clown===
Un grande affetto per il mondo dei pagliacci e del circo in genere si riflette in tutti i suoi versi. La figura del [[clown]] rappresenta per Ripellino la gioia e con la gioia, l'infanzia e la [[letteratura]]. L'idea del clown ha tanta parte nella poesia di Ripellino perché essa serve a tenere a distanza l'idea della morte, con le sue piroette e i suoi scherzi.
 
Eppure anche il clown (e qui si parla di "clown metafisico") non perde niente del suo peso umano e, continuando ad esprimere la sua stralunata stupidità, è inchiodato alla terra come ad una croce perché deve onorare il suo mestiere: far ridere.
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Nel finale dell'ultima raccolta il poeta si congeda dal lettore con un ''de rerum natura'' che è testimonianza del desiderio di ritrovare nella natura la potenza rasserenatrice, ma nel finale di ''Violino'' egli dice:{{Quote|Certo che anche la natura, a pensarci bene, che garanzie abbiamo che non sia come noi, che non debba finire un giorno fra le cianfrusaglie di Chronos? Non c'è risposta; bisogna rassegnarsi a fare da spettatori, mentre il teatro del cosmo con rutilanti colori esibisce una vita - Schygulla, "sciantosa di varietà, sulla riva - del Nulla.}}
 
==Note==
<references/>