Inca: differenze tra le versioni

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Il ricordo di una migrazione umana dal Centroamerica all'emisfero Sud del continente traspare in numerosi miti raccolti, dai primi colonizzatori spagnoli, già negli anni immediatamente successivi alla conquista. La maggior parte di questi racconti leggendari sono riferiti ad un'indistinta umanità senza distinguere tra le differenti razze, ma alcuni sono specifici di particolari zone geograficamente circoscritte. È questo il caso del suggestivo mito di '''''Naymlap''''' raccolto da [[Cabello de Balboa]] che ipotizza una migrazione per mare da Nord fino alle coste centrali peruviane. Si tratta di un antico cantare, molto articolato, che però non ci aiuta a sviscerare il problema delle origini degli Inca essendo attinente solo alle popolazioni della costa.
 
Diverso è il caso del mito tramandato da [[Anello Oliva]] nella sua "''Historia del reino y provincias Perù''". Anche questo racconto ha per scenario la costa peruviana, ma si riallaccia, nella parte terminale, alla nascita degli Inca. Secondo gli informatori di Oliva i primi abitatori del Perù sarebbero giunti da Nord e si sarebbero stanziati nella punta Sant'Elena il promontorio che anticipa il [[golfo di Guayaquil]] per i naviganti che giungono dall'Istmo di [[PanamáPanama]]. Il loro re, Tumbe, promosse senza esito alcune spedizioni verso il meridione e lasciò il regno a due figli, Quitumbe e Otoya che ben presto si trovarono in disaccordo. Quitumbe abbandonò il paese con numerosi fedeli e giunse fino all'attuale cittadina di [[Tumbes|Tumbez]], per fondarvi un proprio regno. Otoya invece restò nel luogo di origine, ma si dette a una vita viziosa e scellerata che provocò a lui e ai suoi sudditi un proverbiale castigo. La loro terra venne invasa da un razza di giganti che fecero scempio dei poveri ''indios''. I giganti vennero infine sterminati da un dio giovane e volante che li fulminò tutti dall'alto con dei getti di fuoco, ma era ormai troppo tardi per Otoya, morto in prigione e per il suo popolo decimato e disperso.
 
Quitumbe frattanto continuava la sua opera di colonizzazione del territorio giungendo con i suoi fino alle valle del [[Rímac (fiume)|Rímac]], nei pressi dell'attuale [[Lima (Perù)|Lima]], dopo aver scoperto e popolato la fertile isola di Puna nei pressi di Tumbez. Preso dai suoi sogni aveva dimenticato la moglie che lo aspettava nel regno del fratello e a cui aveva promesso di ritornare, quando era partito dopo la morte di Tumbe. Costei, Llira, era gravida alla sua partenza e lo attese con fiducia, per dieci anni, dopo aver partorito un figlio a cui pose il nome di Guayanay che significa "rondine". La notizia delle conquiste di Quitumbe giunse infine alla giovane che comprese di essere stata abbandonata. Tramutatosi il suo dolore in odio, Llira cercò il modo di ferire, il più crudelmente possibile, lo sposo infedele. Nella sua ira maturò il disegno di rivolgere la sua vendetta sul figlio comune, immolandolo al suo risentimento e avrebbe dato corso al suo insano proposito se un'aquila non fosse intervenuta a rapire il fanciullo poco prima del sacrificio.