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Durante il [[V secolo a.C.]] la carica di strategos ebbe una forte connessione con il comando supremo dello Stato. Molti strateghi influenzarono molto le scelte politiche della città, facendo pesare in modo considerevole il loro potere, pur senza avere le basi giuridiche per farlo. Formalmente durante le assemblee essi esprimevano la loro opinione di privati cittadini. L'esempio più lampante e famoso è quello di [[Pericle]] che dal [[443 a.C.|443]] al [[430 a.C.]] tenne strettamente in pugno le redini del governo di Atene, ricoprendo più volte la carica di stratego. Secondo [[Tucidide]] la sua influenza fu così grande che in realtà ad Atene si era instaurato un regime monarchico. È da notare che Pericle poteva, però, essere esautorato dal suo incarico semplicemente con il voto dell'assemblea cittadina: nel 430 a.C. fu temporaneamente sospeso dalla carica e processato.
 
Nella [[Grecia classica]], nel tardo V secolo a.C., i generali dotati di poteri assoluti in tempo di guerra assumevano il titolo di [[Autokrator|stratēgos autokratōr]]. Nell'Atena classica gli stratēgoi autokratores erano in genere svincolati dall'approvazione dell'Assemblea nelle loro decisioni diplomatiche e militari, ciò anche per motivi di praticità, dal momento che spesso si trovavano ad operare lontano dalla madrepatria. Tuttavia erano comunque tenuti a rendere conto del loro operato al ritorno. Simili consuetudini erano comuni a numerosi altri stati greci, tra questi Siracusa, dove la carica di autokratōr servì come mezzo per raggiungere il potere a numerosi tiranni. Gli stratēgoi autokratores erano anche nominati collegialmente dalle leghe di [[città stato]] per guidare le loro armate coalizzate: [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] fu nominato hēgemōn e stratēgos autokratōr degli stati greci del sud dalla [[Lega di Corinto]], una posizione che avrebbe occupato anche il figlio [[Alessandro Magno|Alessandro]].
 
Dopo la vittoria nella [[battaglia delle Arginuse]] ([[406 a.C.]]), tutti gli otto strateghi in comando nella battaglia [[Processo delle Arginuse|furono processati e condannati a morte]] per non essere riusciti a recuperare i sopravvissuti. Non tutti tornarono in patria non accettando di sottostare alla decisione.