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La cattura del campo trincerato di Nibeiwa aprì un ampio varco nello schieramento italiano; con una conversione verso est, verso le 13:50 la 5ª Brigata fanteria indiana, poi raggiunta dal 7° RTR, si avventò sui tre campi trincerati affiancati nei quali era schierata la 2ª Divisione libica, attaccandoli dal retro dopo un bombardamento d'artiglieria preliminare durato un'ora. Nonostante l'accanita resistenza, alle sei di sera la divisione aveva cessato praticamente di esistere, con solo pochi reparti che riuscirono a fuggire verso Sidi Barrani; la 1ª Divisione libica, rimasta isolata, ricevette l'ordine di ripiegare immediatamente sulla stessa Sidi Barrani. Mentre erano in corso questi combattimenti, reparti esploranti della 7ª Divisione corazzata britannica avevano raggiunto praticamente indisturbati la strada Sidi Barrani - Buq Buq, tagliando così la principale via di comunicazione degli italiani.
 
L'attacco britannico proseguì il 10 dicembre, quando la 16ª Brigata inglese (parte della 4ª Divisione indiana), sferrò intorno alle 5:30 un attacco contro Sidi Barrani, ora presidiata dalla 1ª Divisione libica e dalla Divisione Camicie Nere ''3 gennaio''. Il primo assalto venne respinto con gravi perdite, ma i britannici rinnovarono l'attacco con l'appoggio dell'artiglieria pesante, dei carri del 7° RTR e dei bombardieri della RAF. Verso le 13, i reparti di Camicie Nere che difendevano i settori occidentale e meridionale dello schieramento cedettero di schianto, permettendo ai britannici di penetrare nel perimetro italiano; alle 17:30 la resistenza organizzata cessava, anche se alcuni reparti di Camicie Nere continuarono a combattere fino alla notte. I resti della 1ª DivisoneDivisione libica si arresero al ''Gruppo Selby'' la mattina seguente insieme al comandante del Corpo d'armata libico, generale Gallina, catturato con tutto il suo stato maggiore.
 
Con il suo schieramento ormai compromesso, Graziani diede ordine di far ripiegare le divisioni ''Catanzaro'' e ''Cirene'', che si trovavano ora in una posizione molto esposta. Le due unità iniziarono il ripiegamento alle prime luci dell'11 dicembre; la ''Cirene'', seppur disturbata da attacchi aerei, riuscì a raggiungere il passo dell'Halfaya nel pomeriggio del giorno dopo, ma la ''Catanzaro'' venne sorpresa in campo aperto mentre ripiegava dai carri della 7ª Divisione corazzata inglese, e distrutta dopo una dura lotta. In appena tre giorni e con perdite irrisorie, i britannici avevano annientato quattro divisioni di fanteria, un raggruppamento corazzato e vari reparti di supporto, facendo un totale di 38.000 prigionieri, tra cui quattro generali<ref>Andrea Molinari, op. cit., pag. 16</ref>. Le perdite italiane inclusero inoltre 47 ufficiali e 2147 soldati uccisi e 78 ufficiali e 2208 soldati feriti.<ref name="Esercito, p. 374">Ufficio Storico dell'Esercito, ''La prima offensiva Britannica in Africa Settentrionale'', Tomo I, Allegato 32, p. 374.</ref>