Benedetto Croce: differenze tra le versioni

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Croce ebbe contatti con gli esponenti della ''Nuova Italia'', tra cui il [[Antonio Labriola | Labriola]] che lo inizierà al [[marxismo]] ed al [[neoidealismo]]. Nel gennaio del [[1903]] esce il primo numero della sua rivista ''La Critica'' stampata a sue spese fino al [[1906]] quando subentra l'editore ''Laterza''.
 
Viene nominato senatore nel [[1910]] e dal [[1920]] al [[1921]] è ministro della [[Pubblica Istruzione]] nel 5° e ultimo governo [[Giovanni Giolitti | Giolitti]]. Rompe definitivamente col [[fascismo]], solo dopo il delitto [[Giacomo Matteotti |Matteotti]]. Nello stesso anno rompe anche con [[Giovanni Gentile]], il quale gia dal [[1903]] collabora con la sua rivista ''la Critica'', per discrepanze filosofiche e politiche. [[Giovanni Gentile | Gentile]] con la pubblicazione del [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] nel [[1925]], si schiera definitivamente dalla parte del [[fascismo]] e Croce risponde, pubblicando a sua volta, un altro manifesto scritto da vari intellettuali antifascisti nel quale viene denunciata la violenza e la soppressione della libertà di stampa da parte del regime.
Si allontana quindi dalla vita politica fino alla fine della [[seconda guerra mondiale]] e, nella confusione politica che essa ha portato cerca di mediare tra i vari partiti antifascisti. È, infatti, Ministro senza portfoglio nel secondo Governo [[Pietro Badoglio | Badoglio]] ([[1944]]). Entra anche a far parte del primo Governo
[[Ivanoe Bonomi | Bonomi]] sempre come ministro senza portafoglio, appena dopo la liberazione di [[Roma]], solo per darne le dimissioni qualche mese dopo il 27 luglio.
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===La sua opera===
L'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi: quello degli studi storici, letterari e il dialogo con il [[marxismo]], quello della maturità e delle opere [[Filosofia|filosofiche]] sistematiche e quello dell’approfondimentodell'approfondimento teorico e revisione della ''filosofia dello spirito'' in chiave storicista.
 
Parallelamente allo studio del marxismo, Croce approfondisce anche quello di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel | Hegel]]; secondo entrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce. Lo spirito è insomma la forza animatrice della realtà, che si auto - organizza dinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale. Da [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel | Hegel]] egli recupera soprattutto il carattere razionalistico e dialettico in sede [[gnoseologia| gnoseologica]]: la conoscenza si produrrebbe allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal concreto all’astrattoall'astratto.
 
Tuttavia egli critica Hegel poiché secondo lui ha concepito la dialettica in maniera riduttiva, ovvero semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo lui sussiste anche una dialettica dei distinti, ovvero il fatto che certi atti ed eventi vadano sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi. Elabora, quindi, un vero e proprio [[sistema crociano |sistema]], da lui denominato la ''[[sistema crociano | filosofia dello spirito]] ''.
 
Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito) è articolata in quattro forme fondamentali, suddivise per modo (teoretico o pratico) e grado (particolare o universale): estetica (teoretica - particolare), logica (teoretica - universale), economia (pratica - particolare), etica (pratica - universale). La relazione tra queste quattro forme opera la suddetta dialettica dei distinti, mentre all’internoall'interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti.
 
== [[Estetica]] ==
La prima parte del sistema la ritroviamo in opere come ''Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale'' ([[1902]]), ''Breviario di estetica'' ([[1912]]) e ''Aesthetica in nuce'' ([[1928]]). L'[[estetica]] si configura in primo luogo come attività teoretica relativa al sensibile, si riferisce alle rappresentazioni ed alle intuizioni che noi abbiamo della realtà. L'oggetto primario dell’esteticadell'estetica, che è anche ''scienza dell’espressionedell'espressione'', è il [[linguaggio]].
 
L'[[arte]] non è poi una produzione esclusivamente sensibile, bensì una riflessione concettuale che non è un fatto sociale (alla maniera dei [[positivismo | positivisti]]) ma possiede uno statuto particolare e specifico; essa è espressione di una intuizione lirica che coinvolge emotivamente esplicando cognizioni, vincolando sentimento e senso.
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== Filosofia pratica ==
Economia ed etica vengono trattate in ''Filosofia della pratica'', ''Economia ed etica'' del [[1909]]. Croce dà molto rilievo alla volizione individuale che è poi l’l'[[economia]], avendo egli un forte senso della realtà e delle pulsioni che regolano la vita umana.
L'utile, che è razionale, non sempre è identico a quello degli altri: nascono allora degli utili sociali che organizzano la vita degli individui.
 
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Croce critica anche l'idea di stato elaborata da [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]]: lo stato non ha nessun valore filosofico e morale, è semplicemente l'aggregazione di individui in cui si organizzano relazioni [[Diritto|giuridiche]] e [[Politica|politiche]].
 
[[etica |L'etica]] è poi concepita come l'espressione della volizione universale, propria dello spirito; non vi è un'etica naturale o un’eticaun'etica formale, e dunque non vi sono contenuti eterni propri dell'etica, ma semplicemente essa è l'attuazione dello spirito, che manifesta in modo razionale atti e comportamenti particolari. Questo avviene sempre in quell’orizzontequell'orizzonte di continuo miglioramento umano.
 
== Lo [[storicismo]] ==
La teoria di Croce, lo abbiamo visto, è fortemente storicista, come si evince anche da ''Teoria'' e ''Storia della storiografia'' ([[1917]]); la storia ha anche un preciso orizzonte gnoseologico, poiché in primo luogo è conoscenza, e conoscenza contemporanea, ovvero la storia non è passata, ma viva in quanto il suo studio è motivato da interessi del presente. La storiografia è in seconda istanza utile per comprendere l’intimal'intima razionalità del processo dello spirito, e in terzo luogo essa è conoscenza non astratta ma di fatti ed esperienze ben precise.
La conoscenza storica ci illumina a proposito delle genesi dei fatti, è una comprensione dei fatti che li giustifica con il suo dispiegarsi.
 
Croce critica gli [[illuminismo | illuministi]] e in generale chiunque vorrebbe individuare degli ''assoluti'' che regolano la storia o la trascendono: la realtà è storia, nella sua totalità, la storia è la vita stessa, che si svolge autonomamente secondo i propri ritmi e le proprie ragioni. Essa è un cammino progressivo, ma questa non deve essere una certezza su cui adagiarsi: questa consapevolezza deve essere confermata da un impegno costante degli uomini, ed i risultati non sono mai scontati né prevedibili. La storia diviene allora anche storia di libertà, dei modi in cui l’uomol'uomo promuove e realizza al meglio la propria esistenza.
La libertà si traduce, sul piano politico, in liberalismo: una sorta di ''religione della libertà'' che è imprescindibile nel processo del progresso storico - politico.