Arabesque (danza classica): differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m apostrofo tipografico |
m sostituisco template References, replaced: {{References|2}} → <references/> |
||
Riga 1:
[[File:Clara Soley - Giselle, Var. 1e acte - Prix de Lausanne 2010-2.jpg|thumb|Arabesque]]
Nella [[danza]] il termine '''arabesque''' si riferisce ad una fra le più note figure del balletto, in cui una gamba è allungata all'indietro e le braccia sono distese in direzioni opposte.
Comparso in Francia, culla della danza classica, verso la fine del XVIII secolo, il termine ha subito un'evoluzione, passando via via a designare:
Riga 10:
== Storia ==
=== Il genere ''arabesque-grotesque'' ===
Nella Francia della seconda metà del [[Settecento]] "arabesque" non è l'[[arabesco]], ornamento di origine araba, ma è sinonimo di "[[grottesca]]"<ref>Sul significato di arabesque nel Settecento francese, vedi Bruno Pons, ''Arabesques, or New Grotesques'', in Alain Gruber (ed.), ''The History of Decorative Arts. Classicism and the Baroque in Europe'', Abbeville Press Publishers, 1996, pp. 157-223</ref>, ossia dello stile decorativo all'antica, creato da [[Raffaello]] ispirandosi agli affreschi delle ville romane dissotterrate alla fine del XV secolo. Tornate di moda con gli scavi di [[Ercolano]] e [[Pompei]]<ref>Richard de Saint-Non, ''Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile'', 5 voll., Clousier, Paris, 1781-1786</ref>, le grottesche assumono in [[Francia]] la nuova denominazione di "arabesque", diventando una vera e propria moda che investe tutte le arti <ref>
<ref>
Così come in pittura <ref>Louis de Jaucourt, ''Peinture arabesque ancienne [Peinture]'', in Diderot, d'Alembert (dir), ''Encyclopédie'', vol. 12, p. 277</ref>''arabesque'' significa contrapporre alla perfezione del "Bello ideale"<ref>
Alla sua origine (fine XVIII secolo – inizi XIX secolo) l'arabesque (intesa come posa) rappresenta quindi l'espressione di questo nuovo stile, e si configura quindi, contrariamente all'epoca attuale, come figura libera, caratterizzata da posizioni diverse (avanti o indietro) di gambe e braccia, e quindi indeterminata<ref name="Blasis"/>.
<center><gallery>
Riga 31:
=== L'arabesque come figura di gruppo ===
Alla fine del settecento, i danzatori [[Dauberval]] e [[Pierre Gardel]] usano il termine per indicare gruppi di danzatori e danzatrici i cui atteggiamenti sono ispirati ai fregi dell'antichità e ai baccanali scolpiti nei bassorilievi d'epoca romana <ref>Francesca Falcone, ''L'arabesque. Nascita ed evoluzione di una posa'', «La Danza», nn. 22-24, 1987-1988, pp. 37-39; pp. 37-40; pp. 29-32. 7</ref>(Fig. 4).
<center><gallery>
Riga 40:
=== L'arabesque come posa ===
Sebbene l'arabesque riferita ad un atteggiamento del singolo danzatore sia già in uso in Francia alla fine del XVIII secolo, è [[Carlo Blasis]], nel suo ''Traité élémentaire théorique et pratique de l'Art de la danse'' del [[1820]], colui che per primo ne affronterà l'analisi estetica e strutturale, sottolineando al contempo la sua origine dalla pittura classica delle ville di [[Ercolano]] e [[Pompei]] e la sua affinità con gli affreschi di [[Raffaello]] nelle [[Logge Vaticane]] '’I bassorilievi antichi, alcuni frammenti di pitture greche, come quelle a fresco delle Logge del Vaticano dai bei disegni di Raffaello, ce ne hanno fornito l'idea'’<ref name="Pappacena">Flavia Pappacena, ''Ricostruzione della linea stilistica di Carlo Blasis'', Chorégraphie, n. s., n. 1, 2001, Roma, Meltemi, 2003
Nelle figure delle tavole X-XII del ''Traité'' (Fig.8-10) si deducono con chiarezza alcuni elementi strutturali<ref name="Pappacena"/>:
Riga 47:
* la degradazione, cioè l'alleggerimento progressivo delle parti dal centro alla periferia.
* la leggerezza aerea dei modelli antichi (dalle [[Menadi]] ai [[Centauri]] di [[Ercolano]] e delle figure disegnate a tempera in stile pompeiano da [[Antonio Canova]]: il tronco a volte è pendente in avanti (Fig. 10), le braccia sono liberamente allungate all'indietro come le [[Vittorie]] alate (Fig. 11 e 12) oppure poeticamente arrotondate come le volute decorative dell'arte antica (Fig. 15 e 16); in alcuni casi la schiena è innovativamente girata verso il pubblico (arabesque “à dos tourné”) (Fig. 10).
* il dinamismo, l'intensa carica espressiva e la gioia, tutte caratteristiche tipiche del [[Neoclassicismo]] e che anticipano lo stile [[Romanticismo|romantico]].
<center><gallery>
Riga 82:
Quanto all'altezza della gamba sollevata indietro, gli elevati livelli tecnici raggiunti nella seconda metà del XX secolo e il gusto sviluppatosi per un virtuosismo atletico che rasenta l'acrobazia, hanno determinato un innalzamento progressivo della gamba stessa sino a superare ampiamente i novanta gradi.
Un altro elemento che ha subìto un'evoluzione in alcuni metodi, negli ultimi cinquant'anni, è il rapporto fra la coscia della gamba dietro e il bacino: al fine di esasperare la linea dinamica e aperta assunta dal corpo del danzatore, vi è la tendenza, propugnata ad esempio dal [[Metodo Balanchine]] e diffusa negli [[Stati Uniti]], a lasciare che l'anca corrispondente alla gamba alzata indietro segua leggermente il movimento di allungamento e di rotazione verso l'esterno ("en-dehors") della gamba stessa, per dare l'illusione di una maggiore lunghezza della stessa, anziché restare allineata con l'anca portante.
<center><gallery>
Riga 110:
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Flavia Pappacena, ''Il Trattato di Danza di Carlo Blasis 1820-1830 / Carlo Blasis' Treatise on Dance 1820–1830'' (CNR – “Progetto Finalizzato Beni Culturali”), Lucca, LIM, 2005 (II ed. della sezione italiana: Il rinnovamento della danza tra Settecento e Ottocento. Il trattato di danza di Carlo Blasis, Lucca, LIM, 2009).
* Francesca Falcone, ''L'arabesque. Nascita ed evoluzione di una posa'', «La Danza», nn. 22-24, 1987-1988, pp.
* Flavia Pappacena, ''Il Linguaggio della danza classica. Guida all'interpretazione delle fonti iconografiche'', Roma, Gremese, 2012.
* Grazioso Cecchetti, ''Manuale completo di danza classica, metodo E. Cecchetti'', 2 voll.,a cura di Flavia Pappacena, Roma, Gremese, 1995, 1997 (Biblioteca delle Arti) (II. ed., PBA: 2002, 2003).
|