Gneo Cornelio Scipione Calvo: differenze tra le versioni
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La prima importante battaglia tra Cartaginesi e Romani ebbe luogo a Cissa, che qualcuno ha identificato con la stessa ''[[Tarraco]]'' ([[Tarragona]]).<ref name="Cissa">Mario Scandola (''Storia di Roma dalla sua fondazione'' di Tito Livio, ed. [[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]] del 1991, nota 60.2 p. 553), scrive che alcuni hanno identificato ''Cissa'', la capitale dei [[Cassetani]] con la stessa ''[[Tarraco]]''.</ref> Qui i Cartaginesi [[battaglia di Cissa|subirono una pesante sconfitta]] ad opera di dello stesso Gneo.<ref>{{cita|Livio|XXI, 60.7}}.</ref>
Rese quindi amiche ed alleate di Roma tutte le popolazioni che si trovavano a nord dell'Ebro e riuscì a prendere vivi il generale dei Cartaginesi, Annone, e quello degli [[Iberi]], [[Indibile]], che era il sovrano indiscusso di tutte le regioni interne dell'Iberia.<ref name="PolibioIII,76,6">{{cita|Polibio|III, 76, 6-7}}.</ref>
A lui ed al fratello Publio si deve la costruzione della mura ciclopiche della città di ''[[Tarragona|Tarraco]]''.<ref name="Piganiol234">{{cita|Piganiol 1989|p. 234}}.</ref> Alla fine venne ucciso nel corso delle [[battaglie del Baetis superiore]]<ref>{{cita|Livio|XXV, 35-36}}.</ref> nel [[212 a.C.|212]]<ref name="Livio25,32-39"/>/[[211 a.C.]]<ref name="De Sanctis432"/> poco dopo la morte di suo fratello minore.<ref name="Periochae25.12">{{cita|Periochae|25.12}}.</ref> ▼
Gneo riuscì a consolidare la sua posizione a nord del fiume [[Ebro]], mentre [[Asdrubale Barca|Asdrubale]] arrivò troppo tardi per aiutare Annone, ma in ogni caso attraversò il fiume e con una forza di 8.000 fanti e 1.000 cavalieri riuscì a sorprendere i legionari romani nei pressi di ''Tarraco'' e a distruggere 25 navi romane, riducendone il numero da 60 a sole 35. Quindi si ritirò, pronto a fortificare i suoi territori a sud dell'Ebro, e andando a svernare a ''[[Nova Carthago]]''.<ref>{{cita|Polibio|III, 76, 8-11}}; {{cita|Livio|XXI, 61.1-3}}.</ref> Gneo, raggiunta la flotta, dopo aver punito i responsabili della sconfitta subita contro Asdrubale, lasciò a Tarraco ([[Tarragona]]) un modesto presidio e andò a svernare a ''[[Emporiae]]'', dove distribuì ai soldati il bottino.<ref>{{cita|Polibio|III, 76, 12-13}}; {{cita|Livio|XXI, 61.4}}.</ref>
A lui ed al fratello Publio si deve la costruzione della mura ciclopiche della città di ''[[Tarragona|Tarraco]]''.<ref name="Piganiol234">{{cita|Piganiol 1989|p. 234}}.</ref>
==== Morte in battaglia (212/211 a.C.) ====
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{{Citazione|Secondo alcuni, Gneo Scipione restò ucciso sull'altura al primo assalto, secondo altri riparò con pochi in una torre vicina all'accampamento; questa fu circondata con fuochi e così fu presa dopo che ne furono arse le porte contro le quali nessun assalto era valso. E tutti quelli che vi erano furono uccisi col comandante. Così nell'ottavo anno della sua permanenza in Spagna, ventinove giorni dopo il fratello, Gneo Scipione morì.<ref name="Periochae25.12"/>|{{cita|Livio|XXV, 36.13-14}}.|Cn. Scipionem alii in tumulo primo impetu hostium caesum tradunt, alii cum paucis in propinquam castris turrim perfugisse; hanc igni circumdatam, atque ita, exustis foribus quas nulla moliri potuerant vi captam, omnesque intus cum ipso imperatore occisos. Anno octavo postquam in Hispaniam venerat, Cn. Scipio undetricensimo die post fratris mortem est interfestus.|lingua=la}}
Gli ispanici provavano cordoglio e rimpianto per la perdita dei due generali, soprattutto per Gneo che più a lungo li aveva governati e che prima del fratello aveva guadagnato la loro fiducia, dando loro per primo la testimonianza della giustizia e della moderazione dei Romani.<ref>{{cita|Livio|XXV, 36.16}}.</ref>
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