Lucio Licinio Crasso: differenze tra le versioni
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Iniziò la sua carriera di oratore molto giovane, a ventuno anni (119 a.C.), quando [[Gneo Papirio Carbone]], un uomo nobile ed eloquente, odiato dagli aristocratici, cui apparteneva Crasso. Crasso dimostrò grande onesta in questa causa, in quanto ricevette da uno schiavo di Carbone delle lettere sigillate sottratte dal tavolo del suo padrone, ma rimandò l'uomo a Carbone assieme alle lettere ancora chiuse. Carbone si suicidò per evitare l'onta della condanna.
Nel [[118 a.C.]] si oppose alla posizione del proprio partito nei riguardi di una legge che proponeva l'istituzione di una [[colonia romana]] a [[Narbona]]. Il [[Senato romano]] osteggiava tale proposta perché temeva che avrebbe causato una diminuzione degli introiti dell'erario statale legati agli affitti della terra pubblica. Crasso preferì questa volta sostenere la causa della legge, per ottenere il consenso delle classi più povere, che avrebbero ottenuto i maggiori profitti da questo provvedimento. Fu lo stesso Crasso a provvedere alla fondazione della colonia.
Nel [[114 a.C.]] prese le difese della sua parente Licinia, una [[vergine vestale]], e di due sue colleghe, Marcia ed Emilia, che erano state accusate di incesto. Con la sua eloquenza Crasso fece si che venissero riconosciute innocenti dal [[Pontefice massimo (storia romana)|pontefice massimo]] [[Lucio Cecilio Mettio]]; in seguito, però, il popolo incaricò [[Lucio Cassio]] di indagare sulla sentenza, e questa volta l'eloquenza di Crasso non fu sufficiente.
Fu [[questore (storia romana)|questore]] assieme a [[Quinto
== Bibliografia ==
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