Sandro Curzi: differenze tra le versioni

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Frequentando il [[Ginnasio (sistema scolastico italiano)|ginnasio]] "Tasso" a [[Roma]], a tredici anni entra in contatto con gruppi della [[Resistenza italiana|Resistenza]] [[Antifascismo|antifascista]] capeggiati da [[Alfredo Reichlin]]; insieme a lui [[Citto Maselli]], i fratelli Aggeo e Arminio Savioli. Il suo primo articolo, pubblicato su "Unità clandestina", racconta l'assassinio di uno studente da parte di [[Repubblica Sociale Italiana|fascisti repubblichini]]. Le manifestazioni studentesche antifasciste sono attive in tutta Roma e Curzi collabora attivamente con il gruppo [[partigiano]] romano che opera nella zona [[Ponte Milvio]]-[[Flaminio (quartiere di Roma)|Flaminio]].
 
Nel marzo del [[1944]] gli viene concessa, nonostante la minore età, la tessera del [[Partito Comunista Italiano|PCI]].Tra il [[1947]] e il [[1948]] lavora al settimanale social-comunista ''[[Pattuglia (rivista)|Pattuglia]]'', diretto dal [[socialista]] [[Dario Valori]] e dal [[comunista]] [[Gillo Pontecorvo]]. Nel [[1949]] diventa redattore del [[quotidiano]] della sera romano "''La Repubblica d'Italia"'', diretto da [[Michele Rago]]. Nello stesso anno è tra i fondatori della [[Federazione Giovanile Comunista Italiana]] (Fgci), di cui viene eletto segretario generale [[Enrico Berlinguer]].
 
Divenuto capo-redattore del mensile della Fgci "''Gioventù Nuova"'', diretto dallo stesso Enrico Berlinguer, cura anche l'antologia per giovani “L''L'avvenire non viene da solo” solo'' illustrata dalla pittrice [[Anna Salvatore]], di cui si vendono 150 000 copie. Nel [[1951]] è inviato nel [[Polesine]] per raccontare le conseguenze della tragica [[alluvione]] e vi rimane per un lungo periodo come segretario della FGCI. Nel [[1954]] sposa la giornalista e “compagna” Bruna Bellonzi (avranno una figlia, Candida, destinata anch'essa a fare il mestiere di giornalista, da ultimo presso l'Agenzia [[ANSA]]; Candida morirà il 29 novembre 2013 all'età di 58 anni.)
 
Tornato a Roma, nel [[1956]] partecipa, insieme a Saverio Tutino, [[Carlo Ripa di Meana]], Guido Vicario, [[Luciana Castellina]] ed altri, alla fondazione del settimanale [[Nuova Generazione]], di cui diventa direttore nel [[1957]]. Nel [[1959]] passa a [[l'Unità]], organo del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], come capo-cronista a Roma. Nell'anno successivo, è inviato in [[Algeria]] per seguire la guerra di liberazione dal [[colonialismo]] [[Francia|francese]] e intervista il capo del fronte di liberazione nazionale [[Ben Bella]].
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===Nella RAI===
Nel [[1975]], rispondendo a un bando di concorso indetto dalla [[Rai]] per l'assunzione di giornalisti di “chiara fama” disposti a lavorare come redattori ordinari, entra nella redazione del [[Giornale Radio|Gr1]] diretto da [[Sergio Zavoli]]. Nel [[1976]], con [[Biagio Agnes]] e [[Alberto La Volpe]], dà vita alla [[Rai 3|Terza Rete]] televisiva della Rai. Nel [[1978]] è condirettore del [[TG3]], diretto da Agnes, e collabora alla realizzazione della popolare trasmissione [[Samarcanda (programma televisivo)|Samarcanda]]. Dal [[1987]] al [[1993]] dirige il TG3, di cui è ricordato come uno dei più importanti direttori. Nel [[1992]] pubblica, con [[Corradino Mineo]], il saggio "''Giù le mani dalla Tv"'' (Sperling & Kupfer).
 
Nel 1994, in contrasto con il nuovo consiglio di amministrazione della Rai (direttore generale [[Gianni Locatelli]] e presidente [[Claudio Dematté]]), si dimette. Dal [[1994]] dirige il telegiornale dell'emittente televisiva [[Telemontecarlo]]. Nel [[1994]] pubblica "''Il compagno scomodo"'' ([[Arnoldo Mondadori Editore]]). Dopo un'esperienza di editorialista quotidiano all'interno del "''[[Maurizio Costanzo Show]]"'', nel [[1996]] conduce le quattordici puntate del programma "''I grandi processi"'' su [[Rai Uno]]. Nel [[1997]], in polemica con la candidatura dell'ex magistrato di Milano [[Antonio Di Pietro]] nelle liste de [[L'Ulivo]], si presenta candidato al [[Senato]] in una lista di sinistra denominata "Unità Socialista", ottenendo il 14% dei voti.
 
Dal [[1998]] al [[2005]] dirige [[Liberazione (quotidiano)|Liberazione]], organo del [[Partito della Rifondazione Comunista]] guidato da [[Fausto Bertinotti]]. Eletto consigliere di amministrazione della Rai dalla [[Commissione parlamentare di vigilanza RAI|Commissione parlamentare di vigilanza]], con i voti di Rifondazione, dei [[Federazione dei Verdi|Verdi]] e della sinistra del [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]], diventa per tre mesi presidente della Rai, in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a [[Claudio Petruccioli]]. Muore a Roma il 22 novembre [[2008]] a 78 anni dopo una lunga malattia. Sandro Curzi era [[ateo]] ma preferiva definirsi [[agnostico]]<ref>cfr. l'articolo-intervista di Paolo Conti, del 24 gennaio 2007, per il Corriere della Sera.it</ref>.