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Da questi dati di parte, in quanto derivati dal censimento condotto sotto l'amministrazione polacca, si può notare che nessuno dei gruppi etnici raggiungeva la maggioranza assoluta. I [[Polacchi]] erano forse diventati il gruppo etnico e religioso di maggioranza relativa dopo le politiche di insediamento degli [[anni 1920|anni venti]].<ref>Anton Pelinka, Dov Ronen, ''The Challenge of Ethnic Conflict, Democracy and Self-determination in Central Europe'', Routledge, 2013, p. 56</ref> Gli [[Ucraini]] erano la seconda etnia e tra gli altri gruppi vi erano i [[Rutenia|Ruteni]], i [[Bielorussi]] e i Poleszuki, questi ultimi spesso inclusi nel numero dei [[Polacchi]].
Il censimento polacco del 1931 provvide dati sulla divisione etnica basati solo su due indicatori: lingua e religione dichiarate. È comune opinione, fra la maggior parte degli studiosi, che il criterio della lingua dichiarata portò a una sovrastima del numero dei polacchi, infatti questo tipo di dati si presta a manipolazioni e interpretazioni di parte; tuttavia, l'uso anche della religione come criterio demografico consente di verificare e aggiustare i dati. La maggior parte dei cattolici erano romano-cattolici, ma il numero dei romano-cattolici e quelli che dichiararono il polacco come propria lingua non coincidono sotto nessun criterio.<ref>{{Cita|Piotr Eberhardt, Jan Owsinski|p. 112}}</ref> Ad esempio, il numero dei cristiano-ortodossi e degli uniati eccede di circa 800.000 quello totale degli ucraini, bielorussi e russi. Una simile discrepanza appare anche nel numero degli ebrei per lingua rispetto a quello dei professanti l'ebraismo. Secondo i
Combinando i dati relativi alla lingua con quelli relativi alla religione nel censimento del 1931, si ottiene la seguente divisione etnica per i territori polacchi ad est della linea Curzon annessi dall'URSS dopo la fine della seconda guerra mondiale:<ref>{{Cita|Piotr Eberhardt, Jan Owsinski|pp. 116, 117}}</ref>
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