Utente:Carolina Sugamosto/Sandbox: differenze tra le versioni
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Era necessario far comprendere agli abitanti del luogo che dovevano sottoporsi ad una cura ciclica e costante per evitare di arrivare ad una forma cronica della malattia. Per invitarla a sottoporsi alla cura, la ''Direzione Generale della Sanità'' presso il ''Ministero dell’Interno'' iniziò una politica di propaganda con lo scopo di convincere la popolazione del luogo che la malaria non discriminava ceti sociali ad altri, né fasce di età o professioni. In realtà le febbri perniciose attaccavano ovviamente i lavoratori in cantieri e gli abitanti dei campi, ovvero organismi indeboliti dalla povertà e dalla fame che avevano usanze e costumi radicati da generazioni nelle paludi. In questi casi la somministrazione di una dose di chinino avrebbe dovuto essere sostituita da una maggiore quantità di cibo. Le classi agiate, per igiene e qualità di vita, fornivano sicuramente un bersaglio meno invitante.<ref name="CIAO" />
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Medici, maestri elementari, parroci e società operaie tentavano di istruire la popolazione a rispettare determinate regole, banali ma efficaci, come evitare di dormire all'aperto. A questo proposito, già molti si stavano adoperando a seguire la grande intuizione del Dr. [[Angelo Celli]], igienista, secondo cui era strettamente necessario fondare una «scuola» poiché ''l'alleato più pericoloso della malaria è l'ignoranza''.
Questa lotta ottenne un'accezione sistematica e scientifica quando nel 1918 il maestro [[Bartolomeo Gosio]] si stabilì tra gli
La malaria non poteva essere vinta solo con il chinino
==Note==
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