Giovanni Colazza: differenze tra le versioni

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In quegli anni Colazza fondò così uno dei primi Gruppi di Studi [[antroposofia|antroposofici]] in Italia, che chiamò «Novalis», tenuto a battesimo dallo stesso Steiner, con il quale continuò a restare in contatto recandosi annualmente a [[Dornach]], sede principale del movimento. Sempre secondo la testimonianza della de Grünewald, Colazza «non solo era il discepolo più caro a [[Rudolf Steiner]], ma la figura più elevata dopo di lui».<ref>Massimo Scaligero, ''Dallo Yoga alla Rosacroce'', pp. 85-86, Roma, Perseo, 1972.</ref>
Dall'incontro con l'antroposofia Colazza apprese l'esigenza di seguire pratiche spirituali di concentrazione adattiadatte al contesto occidentale ed all'epoca attuale, troppomolto diversidiverse dai metodi orientali ritenuti ormai anacronistici, coltivando in particolare la «via del [[pensiero]] [[autocoscienza|cosciente]]».<ref>[http://www.ecoantroposophia.it/2016/01/materiali-studio/hugo-de-pagani/giovanni-colazza-lasceta-adamantino/ ''Giovanni Colazza l'asceta adamantino'', articolo dal sito di Econatroposophia].</ref>
 
Colazza prese parte come volontario alla [[prima guerra mondiale]], dove fu in trincea come [[medico]] [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]] di campo.<ref name=cammerinesi />