Giovanni Michelucci: differenze tra le versioni

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Nel [[1961]] furono invece avviati i lavori per la [[chiesa dell'Autostrada del Sole]], a pochi chilometri da Firenze: in quest'opera confluiscono molti temi cari a Michelucci, come lo spazio percorribile, il rapporto tra i diversi materiali (in questo caso pietra, [[rame]] e [[calcestruzzo armato]]) e la [[Plasticità (arte)|plasticità]] delle superfici nella ricerca di un'integrazione tra i vari spazi architettonici. Nell'impetuosa [[Plasticità (arte)|plasticità]] del ''tutto'' calcestruzzo armato a faccia vista dell'interno (con i segni e i disegni delle [[Casseratura|casserature]]) e nell'evidenza delle membrature, si rintracciano canoni del [[brutalismo]]. Nella pietra delle [[muratura|murature]], nel rame della [[copertura]] e nella sinuosità dei volumi esterni che si adagiano sul terreno, nei [[particolare architettonico|particolari]] quasi decorativi si rileva invece la vicinanza ai temi dell'[[architettura organica]]. Tuttavia Michelucci rifiutò qualsiasi etichetta, compresa quella del "razionalista",<ref>''Ibidem'', p. 82.</ref> preferendo perseguire esclusivamente l'ideale di un'architettura fatta di uomini, capace di soddisfare i bisogni, non solo materiali, della società.
 
A questo progetto seguirono quelli per la [[Sede della Direzione provinciale delle Poste e Telegrafi di Firenze]], per il suggestivo [[Santuario della Beata Vergine della Consolazione]] a [[San Marino]] (ove si avverte l'influenza della chiesa dell'Autostrada e l'eco di [[Cappella di Notre-Dame du Haut|Notre-Dame du Haut]])<ref>''Ibidem'', p. 73.</ref> per le chiese di [[Chiesa di San Giovanni Battista (Arzignano)|Arzignano]] (ove, rispetto alle precedenti è maggiore il controllo planimetrico dell'insieme)<ref>''Ibidem'', p. 74.</ref> e di [[Chiesa dell'Immacolata Concezione della Vergine|Longarone]], epicentro del [[disastro del Vajont]] (la cui relazzazionerealizzazione fu duramente osteggiata dal parroco della comunità).
Nel [[1966]], a seguito della terribile [[Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966|alluvione di Firenze]], Michelucci approntò dei disegni per la sistemazione dei palazzi intorno a [[piazza Santa Croce]], ma anche in questo caso, come era accaduto per i quartieri di Ponte Vecchio dopo la guerra, senza successo.
Successivamente, con [[Bruno Sacchi]], realizzò la [[Palazzo del Monte dei Paschi di Siena (Colle Val d'Elsa)|sede del Monte dei Paschi di Siena]] a [[Colle di Val d'Elsa]], ancora una volta unendo insieme materiali diversi e cercando di dialogare col circostante senza però rinunciare ad un linguaggio architettonico contemporaneo.