Vangelo: differenze tra le versioni

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* L'[[apostolicità]]. Gli scritti per essere "canonici" dovevano risalire agli Apostoli o a loro diretti discepoli, come per i quattro Vangeli canonici<ref>Cfr. testo latino [[canone muratoriano]]</ref><ref>Cfr. anche [[Dei Verbum]] II,8 [http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione - Dei Verbum]</ref>, la cui struttura linguistica rivela evidenti tracce semitiche.
 
* La [[cattolicità]] o [[universalità]] dell'uso dei Vangeli. I testi, in base a questo criterio, dovevano essere accettati da tutte le chiese principali ("cattolico" significa "universale"), quindi dalla chiesa di Roma, Alessandria, Antiochia, Corinto, Gerusalemme, e dalle altre comunità dei primi secoli. Ci doveva essere insomma un accordo su un punto della dottrina della fede che non era stato contestato per lungo tempo<ref>{{it}}{{cita libro| Ignazio | Petriglieri | La definizione dogmatica di Calcedonia nella cristologia italiana contemporanea p. 54| Gregorian&ampGregoriana | 2007 }}</ref>. [[Egesippo]] fu tra i primi a giudicare la dottrina cristiana sulla base di questo criterio, controllando la corrispondenza nelle comunità apostoliche e la continuità della tradizione, respingendo in questo modo le dottrine gnostiche<ref>{{it}}{{cita libro| Gaspare | Mura | La teologia dei Padri, Volume 5 p. 137| 1987 }}</ref>
 
* L'ortodossia o retta fede. I testi dovevano essere coerenti con l'ortodossia del tempo<ref name="Pesce"/>, anche in relazione alle divisioni sorte con Marcione e lo gnosticismo<ref>In particolare, due criteri di fondamentale importanza furono l'unità di Dio e la realtà dell'incarnazione (cfr. Gerd Theissen, ''Il Nuovo Testamento'', Carocci, 2003).</ref>.