Luigi Facta: differenze tra le versioni
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==Biografia==
Figlio di Vincenzo Facta, avvocato e procuratore legale, e di Margherita Falconetto, trascorse gran parte della sua giovinezza studiando: riuscì a [[
[[Giovanni Giolitti|Giolittiano]], membro del [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]], si autodefiniva "giolittiano dalla personalità sbiadita"<ref>''Memorie di L. Facta'', in A. Repaci, ''La marcia su Roma'', Milano, 1972, p. 904</ref>. Nel corso della sua carriera, che lo condusse anche a lavorare saltuariamente come giornalista, ebbe numerosi incarichi politici: fu sottosegretario alla [[Ministero della giustizia|giustizia]] (1903-1905)
Allo scoppio della [[prima guerra mondiale]], sostenne le idee dei [[Neutralismo|neutralisti]], ma si schierò con le necessità nazionali dopo l'entrata del Paese nel conflitto. Dopo la morte in battaglia del figlio, affermò di esser fiero di aver consegnato l'esistenza del ragazzo alla Patria. Nel dopoguerra continuò la sua ascesa e venne nominato dapprima Ministro della Giustizia nel [[governo Orlando]] ([[1919]])<ref>[http://storia.camera.it/deputato/luigi-facta-18610913/governi?reloaded#nav Luigi Facta], Camera dei Deputati</ref> e successivamente ancora ministro delle Finanze nel [[governo Giolitti V|quinto esecutivo guidato da Giolitti]] ([[1920]] - [[1921]])<ref name=treccani/>.
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