Evno Fišelevič Azef: differenze tra le versioni

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In ottobre, Azef fu convocato a San Pietroburgo per fare rapporto sugl'ultimi avvenimenti. Egli continuò a proteggere Geršuni, attribuendo il progetto dell'ultimo attentato a due social-rivoluzionari residenti in Russia, Kraft e Mel'nikov, che furono arrestati. Successivamente, rivelò il piano di un attentato contro il procuratore del Santo Sinodo [[Konstantin Petrovič Pobedonoscev]]. Due ufficiali della guarnigione della capitale furono arrestati nel febbraio del [[1903]] e uno di essi confessò che Geršuni era il capo dell'Organizzazione di combattimento.
 
Nuovamente convocato a motivare il suo silenzio su Geršuni, Azef si giustificò con il timore che il suo arresto lo avrebbe compromesso agli occhi dei social-rivoluzionari, essendo egli il suo secondo in commandocomando. Su Geršuni poteva fornire informazioni utili solo in cambio della favolosa somma di 50.000 rubli, che gli avrebbero permesso di fuggire all'estero e di ricostruirsi una vita nell'anonimato. Nel partito, infatti, avevano già cominciato a circolare dei sospetti su di lui, da quando uno studente lo aveva denunciato come provocatore, anche se non aveva potuto portare prove sufficienti a suo carico.
 
L'Ochrana accettò le sue giustificazioni. Alla fine di marzo, Azef s'incontrò a Mosca con Geršuni ed insieme prepararono un nuovo attentato. Si trattava di uccidere il governatore di [[Ufa (Russia)|Ufa]] Bogdanovič, che il 26 marzo aveva fatto aprire il fuoco su una folla che, a [[Zlatoust]], aveva reclamato la liberazione di decine di minatori arrestati per aver scioperato. Stabilito il piano, Azef fu messo a capo dell'Organizzazione di combattimento. Geršuni, infatti, aveva necessità di rifugiarsi all'estero per un pò, essendo sempre più braccato dalla polizia.