Spinte verso una riforma della Chiesa e della sua organizzazione si ebbero già tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, soprattutto con la predicazione di [[Gerolamo Savonarola]]. A metà del XVI secolo le divisioni all'interno dell'ortodossia romana erano divenute incolmabili, il movimento che iniziò come una accesa protesta contro il degrado morale della corte papale e di tutta la gerarchia ecclesiastica culminò nell'organizzazione di una chiesa parallela. Per controbattere ed arginare il diffondersi della [[Riforma protestante]] nacque la volontà di ridefinire il ruolo della Chiesa. Le [[95 tesi di Lutero]], lo scandalo della vendita delle indulgenze promossa da [[papa Giulio II]] e da [[papa Leone X]], le riflessioni di [[Erasmo da Rotterdam]], i precari equilibri politici negli stati ancora feudali del nord Europa, la pressione turca a oriente, tutte queste ed altre ancora furono le cause di quello sfogo dei nervosismi internazionali che fu il [[Sacco di Roma (1527)|Sacco di Roma del 1527]]. Il ruolo della Chiesa come mediatrice super-partes tra Dio e l'uomo era definitivamente messo in dubbio, l'intoccabilità stessa della figura del papa era ormai un ricordo lontano. È con [[papa Paolo III]] Farnese (1534-1549) che si iniziò a pensare ad un cambiamento, egli promosse a cardinali dei prelati notoriamente riformatori, come [[Gasparo Contarini]] e [[Reginald Pole]]. Inoltre i nuovi ordini diventano uno dei baluardi dell'ortodossia: nel [[1540]] il papa conferma la [[Compagnia di Gesù]]. Ad avversare Pole e i riformatori sarà l'intransigenza del potentissimo cardinale [[Gian Pietro Carafa]], il campione dei conservatori romani. Quando nel [[1542]] viene ripristinato il [[Tribunale dell'Inquisizione]] sarà una commissione guidata da Carafa ad esserne al vertice. Nel [[1543]] si ripristina la [[censura]] contro le opere considerate contrarie alla dottrina cattolica.
Nel [[1545]] Paolo III convoca, con il beneplacito dell'imperatore [[Carlo V]], il [[Concilio di Trento]].
In questo clima il ruolo delle immagini viene ripensato, ed è quindi logico che, pur non essendoci delle direttive specifiche in materia emanate dal Concilio, alla chiusura delle sedute nel [[1563]] gli artisti sentirono sulle loro spalle una responsabilità enorme, il dovere di emendare una delle cause scatenanti della Riforma protestante, la licenziosità e il lusso delle loro opere.