Papa Felice III: differenze tra le versioni
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=== L'eresia monofisita ===
A quella data la Chiesa era ancora nel mezzo del suo lungo conflitto con l'[[eresia]] di [[Eutiche]]. L'anno precedente l'imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]], dietro suggerimento del [[patriarca di Costantinopoli]] [[Acacio (patriarca di Costantinopoli)|Acacio]], aveva pubblicato un editto noto come ''[[Enotico|Henotikon]]'' (o Atto di Unione) nel quale dichiarava che nessun simbolo di fede diverso da quelli stabiliti a [[Concilio di Nicea|Nicea]], con le aggiunte del [[381]], poteva essere riconosciuto. L'editto venne interpretato come un obbligo di riconciliazione fra cattolici ed [[Eutiche|eutichiani]], ma provocò conflitti più gravi che mai e divise la Chiesa orientale in tre o quattro fazioni. Nel momento in cui i cattolici rifiutarono l'editto, l'imperatore sostituì i patriarchi di [[Patriarcato di Antiochia|Antiochia di Siria]], [[Martirio di Antiochia|Martirio]], e quello di [[Alessandria d'Egitto]], [[Giovanni Talaia]]. [[Pietro Fullo]], un noto [[monofisismo|monofisita]],
Felice, dopo aver convocato un nuovo sinodo, spedì dei [[legato pontificio|legati]] all'imperatore e al patriarca Acacio ingiungendo che Pietro Mongo doveva essere espulso da Alessandria e che Acacio doveva presentarsi a [[Roma]] per spiegare la propria condotta. I legati furono però arrestati, imprigionati e poi, sotto la pressione di minacce e promesse, entrarono in comunione con gli eretici inserendo il nome di Pietro Mongo nella lettura dei sacri [[Dittico|dittici]]. Quando il loro tradimento fu reso noto a Roma da Simeone, uno dei monaci ''Acaemeti'', Felice convocò un sinodo di 77 vescovi nella [[Basilica di San Giovanni in Laterano|Basilica Laterana]], che scomunicò Acacio ed i legati pontifici. Sostenuto dall'imperatore, Acacio ignorò la scomunica, rimosse il nome del papa dai sacri dittici e rimase nella sua sede fino alla morte, che ebbe luogo nel 489. Il suo successore Fravita, inviò dei messaggeri a Felice con l'assicurazione che non sarebbe stato in comunione con Pietro Mongo, ma, avendo il papa compreso che questa era una falsità, lo scisma continuò. Pietro, essendo nel frattempo morto Etimo, il successore di Fravita, cercò di rientrare in comunione con Roma ma il papa rifiutò, dato che il nuovo vescovo non toglieva i nomi dei suoi due predecessori dai sacri dittici. Lo scisma, noto come
=== L'eresia ariana ===
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