Intelligenza artificiale: differenze tra le versioni
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L’espressione “Intelligenza Artificiale” (Artificial Intelligence) è stata coniata dal matematico americano [[John McCarthy]] in seguito ad uno storico seminario interdisciplinare svoltosi nel New Hempshire nel 1956.
Secondo le parole di [[Marvin Minsky]], uno tra i “pionieri” della I.A., lo scopo di questa nuova disciplina sarebbe stato quello di “far fare alle macchine delle cose che richiederebbero
Tali attività e capacità comprendono:
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[[Vincenzo Tagliasco]], ricercatore al Laboratorio integrato di [[robotica avanzata]] presso la facoltà di Ingegneria dell'università di Genova, ci fa notare che ''nell'evoluzione delle macchine intelligenti si è cercato di saltare intere generazioni di macchine più modeste, ma in grado di fornire preziosi stimoli per capire come gli organismi biologici interagiscono con l'ambiente attraverso la percezione, la locomozione, la manipolazione''.
Ora, per fortuna, c'è chi segue un approccio più coerente: prima di insegnare a un robot a giocare a scacchi, è necessario insegnargli a muoversi, a vedere, a sentire. Insomma, anche nel robot intelligente occorre creare una "infanzia", che gli consenta di mettere a punto autonomi processi di apprendimento e di adattamento all'ambiente in cui si troverà ad agire. È necessario quindi riprodurre due evoluzioni parallele: una che da costrutti più semplici porti alla produzione di macchine sempre più complesse e sofisticate, un'altra, tutta interna alla vita del singolo automa, che lo faccia crescere intellettualmente, dandogli modo di apprendere, da solo o sotto la supervisione umana, le nozioni necessarie al suo compito ed alla formazione di
L'intelligenza artificiale, continuando lungo le attuali direttrici di sviluppo, diverrà sicuramente un'intelligenza "diversa" da quella umana, ma, probabilmente, comparabile a livello di risultati in molti campi in cui è necessario applicare capacità di scelta basate su casi precedenti, nozioni generali e "ragionamento".
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