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Nonostante lo Hi-Red Center nasca ufficialmente nel maggio del 1963, il trio di artisti [[Fluxus]] inaugurò le proprie attività già nei mesi precedenti alla fondazione del gruppo.
Il 18 ottobre 1962, Natsuyuki Nakanishi e Jirō Takamatsu, assieme ad altri artisti, salirono a bordo della [[Linea Yamanote|Yamate Line]] (la linea ferroviaria suburbana di Tokyo successivamente rinominata “Yamanote”) per inscenare l’evento che sarebbe stato ricordato come l'''"Incidente sulla linea Yamanote" (Yamanote-sen jiken)''. Nakanishi, con il volto dipinto di bianco, versò prima della vernice per terra su un binario della stazione, e poi iniziò a leccare e ad aprire oggetti trasparenti a forma di uova realizzati in resina acrilica contenenti utensili e materiali di tutti i giorni: un vecchio orologio, dei capelli, uno specchio, un cucchiaio, ecc. Questi oggetti erano tenuti in mano da Nakanishi oppure legati con delle catene alle impugnature pendenti dal soffitto per i passeggeri del treno. Nel frattempo Takamatsu portava con sé un oggetto a forma di fune.<ref>{{Cita web|url=http://www.artinamericamagazine.com/news-features/magazine/policing-japanese-art|titolo=Policing Japanese Art - Magazine - Art in America|sito=www.artinamericamagazine.com|accesso=2017-02-10}}</ref> Si trattava di una satira sul trambusto quotidiano che i pendolari si ritrovavano a dover affrontare.
A solo un mese di distanza, nel novembre 1962, i tre fondatori dello Hi-Red Center, durante il cosiddetto ''“Evento dell'università Waseda” (Hanzaisha dōmei shusai no engeki shō)'', dipinsero di un rosso acceso i sedili di tutti i water dei bagni dell’università Waseda di Tokyo; questo colore verrà poi ripreso dal gruppo nel punto esclamativo rosso utilizzato come suo simbolo identificativo in alcune delle opere successive.<ref name=":2">{{Cita libro|autore=Cope Julian|titolo=Japrocksampler|anno=2008|editore=Arcana|città=Roma|p=79|pp=|ISBN=978-88-6231-007-9}}</ref>
==="Yomiuri Independent exhibition" e "Mixer Plan"===
Le azioni dell’anno seguente cominciarono nei primi giorni di febbraio con la performance di Genpei Akasegawa alla galleria d’arte ''Shinjuku Daiichi''. Coadiuvato da altri membri di Fluxus, lo Hi-Red Center stampò banconote contraffatte da 1.000 yen che nascondevano fra i disegni della filigrana slogan e proclamazioni realizzati da Akasegawa, e che furono usate come biglietto d’invito per la sua mostra personale.
Nel marzo 1963, presso il Tokyo Metropolitan Art Museum, Nakanishi, Takamatsu e Akasegawa parteciparono all’edizione finale dello ''Yomiuri Independent exibition (Yomiuri andepandan-ten)'', una mostra che dalla fine degli anni cinquanta riuniva in un unico luogo gli impulsi anti-arte e d’avanguardia di tutto il Giappone; la volontà da parte degli artisti era quella di stravolgere l’idea di “opera d’arte” utilizzando oggetti d’uso quotidiano per la riproduzione di installazioni, mettendo in discussione il carattere dell’espressione artistica e negando che la forma fosse un concetto che si potesse imparare. In quest’occasione Akasegawa mostrò una versione non ancora completa della sua banconota da 1.000 yen dalle dimensioni di un tatami, 10.000 grucce per vestiti fabbricate da Natsuyuki Nakanishi vennero attaccate ai visitatori dall’artista in persona, e altre banconote false furono distribuite. Ai visitatori che pagavano 100 yen era servita una cena in miniatura, composta da cinque grammi di riso al curry oppure sette grammi di spaghetti. Lo Yomiuri Independent rappresentava il principale mezzo concesso dalla democrazia del dopoguerra ai giovani artisti visivi in Giappone che non avevano legami con le più alte istituzioni artistiche. Akasegawa ricorda l’evento come “un mercato fervido per i giovani”, un bazar di nuove idee e materiali.<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Havens Thomas R. H.|titolo=Radicals and Realists in the Japanese Nonverbal Arts: The Avant-Garde Rejection of Modernism|anno=2006|editore=University of Hawai'i Press|città=Honolulu|p=153|pp=|ISBN=978-0-8248-3011-3}}</ref>
Il 7 maggio 1963, lo Hi-Red Center tenne il suo primo spettacolo ufficiale nella galleria Shinjuku Daiichi intitolato ''“Mixer Plan" (Mikisā keikaku)''. Durante la cerimonia d’apertura, a tagliare il nastro fu [[Tarō Okamoto]], artista noto per i suoi dipinti e sculture astratte e d'avanguardia. La formalità con la quale si svolse l’evento era stata pensata dal gruppo come satira verso il comportamento convenzionale tipico delle vendite all’asta di oggetti d’arte.<ref>{{Cita libro|autore=Berghaus Günter|titolo=Avant-garde Performance|anno=2005|editore=Palgrave Macmillan|città=Basingstoke|p=111|pp=|ISBN=978-1403946447}}</ref> Takamatsu mostrò appendiabiti, ventilatori, bobine e giacche avvolte da corde. Nakanishi presentò assemblaggi fatti da mollette, attaccandosene poi centinaia ai capelli, in faccia e sui vestiti per il suo happening "''Clothespins Assert Churning Action" (Sentaku basami wa kakuhan kōdō o shuchō suru)''. Le mollette stavano a sottolineare la volontà di “frenare” e “limitare”, significato che si contrapponeva all’azione turbolenta e frenetica della vita lavorativa di tutti i giorni. Nakanishi scese poi nelle strade di Ōimachi con la testa ricoperta da mollette, portando così l’arte fuori dallo spazio espositivo e dentro la città, valicando fisicamente il confine che separava l’arte dal quotidiano. Akasegawa esibì invece una sedia, un appendino e altri oggetti avvolti in fogli di carta su cui erano scritte svariate annotazioni. Questo gesto suggeriva l’idea di repressione, negazione e restrizione, e metteva in luce la fascinazione per il cosmo da parte dell’autore e la possibilità di poterlo manipolare avvolgendolo.
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===Shelter Plan===
Il 26 e 27 gennaio 1964, lo Hi-Red Center inscenò un happening intitolato ''"Shelter Plan"(Sherutā keikaku)'' nel Tokyo Imperial Hotel. L’evento si svolse a sole due settimane di distanza dall’arresto di Akasegawa, accusato per la diffusione di banconote false ([[Genpei Akasegawa|Il caso delle banconote da 1000 yen]]), e viste le circostanze, un poliziotto fu messo di guardia nella hall dell’hotel per controllare l’artista.<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Chong Doryun, Hayashi Michio, Yoshitake Mika, Sas Miryam|titolo=Tokyo, 1955-1970: A New Avant-garde|anno=2012|editore=The Museum of Modern Art|città=New York|p=152|pp=|ISBN=978-0870708343}}</ref> Per l’occasione, furono invitati grandi esponenti dell’arte d’avanguardia come [[Yōko Ono]] , il pioniere della videoarte [[Nam June Paik]] e il grafico, illustratore e pittore [[Yokoo Tadanori]].
L’evento era strutturato in modo piuttosto complesso: degli uomini, presumibilmente membri dello Hi-Red Center, indossavano camici da medico e misuravano l’altezza e la lunghezza di varie parti del corpo agli ospiti per poter offrire loro un costoso rifugio antiatomico-antiaereo su misura. Diverse possono essere le interpretazioni del significato di Shelter Plan. L’Imperial Hotel di Tokyo era una delle più grandi realizzazioni architettoniche in cemento armato di [[Frank Lloyd Wright]], architetto statunitense tra i più influenti del XX secolo. L’edificio era riuscito nell’impresa di resistere al grande terremoto del Kantō del 1 settembre 1923, ma ciò che lo Hi-Red Center sembra voler suggerire è che neppure quell’hotel sarebbe riuscito a resistere alla più recente tragedia della bomba nucleare. Sherutā puran può inoltre rappresentare la presenza aliena all’interno dell’Imperial Hotel: dal 1945 al 1952 infatti, l’edificio fu utilizzato esclusivamente dalle forze alleate, negando il pernottamento alla popolazione giapponese (anche in questo caso l’hotel risulta un rifugio, una protezione per difendersi dal mondo “straniero” presente all’esterno). L’allusione alla Seconda guerra mondiale non viene mai esplicitamente dichiarata in Sherutā puran, anche se viene fornito qualche indizio in merito in alcuni scritti riguardanti l'evento.<ref name=":1">{{Cita pubblicazione|autore=Nettleton Taro|anno=2014|titolo=Hi Red Center’s Shelter Plan (1964): The Uncanny Body in the Imperial Hotel|rivista=|volume=|numero=|pp=5-13}}</ref> L’attenzione posta al corpo dei partecipanti può inoltre fungere da contrappunto al fatto che Wright avesse sempre negato l’influenza della cultura giapponese all’interno dei suoi lavori: egli non accettava questa idea in quanto considerava il suo genio artistico del tutto originale, privo di influenze estetiche giapponesi nella sua architettura. Come affermò Nakanishi, la scelta dell’Imperial Hotel era coerente in tutto e per tutto: ogni stanza era un rifugio, così come lo era l’hotel stesso. In quel momento l’Imperial Hotel diventò ciò che Wright aveva evitato durante tutta la sua carriera: ''“architecture as box”''.<ref name=":1" /> La creazione di rifugi all’interno dell’Imperial Hotel, inteso come simbolo “occidentale”, suggerisce da parte dello Hi-Red Center un commento aspro e al contempo ironico sull’importazione della cultura e della scienza dall’”Occidente” in Giappone, dove la bomba atomica rappresentava la fase finale dell’acquisizione della razionalità e tecnologia occidentale. Durante il processo ad Akasegawa, Nakanishi descrisse Sherutā Puran come “un’allegra infiltrazione nell’hotel, in parte arte e in parte reato”.<ref name=":0" /> ===The Great Panorama Exhibition===
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===Be Clean!===
Il 16 ottobre 1964, Hi-Red Center inscenò la sua ultima performance pubblica: ''“Be Clean!” (Chō sōjiteki ivento)''. Akasegawa, Nakanishi e Takamatsu, assieme ad altri collaboratori, indossarono cappotti e guanti bianchi, mascherine, occhiali scuri e fasce al braccio con simboli dello Hi-Red Center e si diedero appuntamento alle nove e mezza del mattino a Namiki Street, nel frenetico distretto di [[Ginza]], a [[Tokyo]], dove per sette ore, armati di scope, stracci, spazzole, sapone, e detersivo, pulirono con cura maniacale l’isolato urbano. Questo evento fu organizzato come reazione al controllo sociale e alla censura imposta dal governo giapponese in vista degli eventi olimpici: lo scopo era attirare l’attenzione sulle restrizioni imposte, come ad esempio il divieto di sputare per terra in pubblico, un atto che secondo il governo era assolutamente da evitare al fine di sollecitare la popolazione giapponese ad adottare un comportamento più civile secondo le aspettative internazionali. Perfino i senzatetto vennero evacuati dalle strade pur di nasconderli agli occhi degli ospiti.<ref>{{Cita libro|autore=Bayard-Sakai Anne, Lozerand Emmanuel, Lucken Michael|titolo=Japan’s Postwar|anno=2014|editore=Routledge|città=New York|p=214|pp=|ISBN=}}</ref>
Akasegawa riferì che il fatto di indossare camici da laboratorio e aver utilizzato segnali stradali stampati in maniera professionale per deviare il traffico conferì all’evento una certa “autorità”, al punto da farlo sembrare ufficiale, voluto per conto del governo.<ref name=":3" /> Il duro lavoro per far brillare un singolo isolato rendeva evidente in modo quasi imbarazzante che nessuna azione intrapresa dal governo per accogliere gli ospiti stranieri avrebbe potuto mascherare l’ aspetto fuligginoso della Tokyo industriale, o la bassa percentuale di case collegate al sistema fognario.
Una volta completata la meticolosa pulizia, Nakami Street fu tappezzata di poster che annunciavano: “Questo luogo è stato pulito”.
==La fine del gruppo==
Dopo ''“Be Clean!”'', Akasegawa dichiarò che “non era rimasto più nulla da fare”, e i membri dello Hi-Red Center decisero di sciogliere il gruppo d’azione.<ref name=":3" /> A giocare un ruolo cruciale nella fine dello Hi-Red Center fu il processo in cui Akasegawa era coinvolto ([[Genpei Akasegawa|Il caso delle banconote da 1000 yen]]), che teneva gli artisti impegnati nella difesa dell’imputato.
Il fatto che il gruppo si sciolse proprio quando aveva iniziato ad attrarre l’attenzione delle celebrità artistiche internazionali rafforza la sua natura anti-commerciale, dimostrando ancora una volta il suo disinteresse verso la fama mondiale.<ref name=":4" /> ==Note==
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