Paradiso: differenze tra le versioni
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[[File:Bodleian J2 fol 175 Y 28 1.jpg|thumb|upright=1.5|''Avestā'', apertura del ''Gāthā Ahunavaitī'', ''Yasna'' XXVIII,1, testo attribuibile allo stesso Zarathuštra (dalla Biblioteca Bodleiana MS J2){{q|Le Mani protese in atto di adorazione verso di te, o Mazdā, io ti prego anche per intercessione di Vohū Manah. il tuo Spirito d'amore, e verso di te o ''Aša'', ordine e rettitudine, [ti prego] di poter godere la luce della saggezza e la coscienza pura, e di poter recare così consolazione all'Anima della Vacca<ref>L'"Anima della Vacca" rappresenta la Madre Terra, simbolo del Creato e della buona dottrina che lo governa.</ref>|''Avestā'', ''Yasna''. XXVIII.1. Traduzione Arnaldo Alberti, in ''Avestā''. Torino, UTET, 2008, pag.150|ahyâ ýâsâ nemanghâ ustânazastô rafedhrahyâ manyêush mazdâ pourvîm speñtahyâ ashâ vîspêñg shyaothanâ vanghêush xratûm mananghô ýâ xshnevîshâ gêushcâ urvânem|lingua=ave}}
La scrittura qui usata è una forma di scrittura ''pahlavi'' detta "scrittura avestica". Con la distruzione dell'impero achemenide da parte dei Macedoni guidati da Alessandro Magno si osserva la scomparsa di quella scrittura cuneiforme, precedentemente adottata per rendere l'antico persiano, e il varo di scritture derivate da quella aramaica che furono poi adoperate per riportare quei dialetti, come il ''pahlavik'' e il ''parsik'', che furono le lingue medio iraniche utilizzate, la prima dagli Arsacidi e quindi detta partica, originaria del nord-ovest, la seconda dai Sasanidi, originaria del sud-ovest. L'adozione di un alfabeto semitico, come quello aramaico, per lingue di origine indoeuropea, come le lingue iraniche, rese necessario alcune modifiche come, ad esempio, l'uso di segni precedentemente utilizzati per le consonanti per rendere suoni vocalici. L'insieme di queste scritture vengono indicate con il nome di ''pahlavi'' (anche ''pehlevi''). La "scrittura avestica" fu predisposta per la trasmissione scritta del relativo testo religioso e origina dall'impero sasanide quando il mazdeismo divenne religione di stato. La scrittura ''pahlavi'', nella sua versione "avestica", occorre quindi per rendere maggiormente comprensibile il testo religioso. Essa consta, come la pahlavica, di 51 segni e corre da destra verso sinistra. La distinzione delle lettere è ben marcata e, con il metodo della ''matres lectionis'', vengono distinte le vocali brevi da quelle lunghe. L'origine dell'antica lingua qui riportata, l'avestico, è incerta. Il mazdeismo fu combattuto dall'islām e questo fu all'origine di emigrazioni forzate di zoroastriani verso l'India dove formarono la comunità dei "Parsi". I manoscritti in "avestico" oggi a nostra disposizione consistono quindi in due categorie: quelli di origine indiana (dei Parsi), i più antichi dei quali risalgono al XIII secolo (il più antico in assoluto, il K7a, data al 1288), e quelli di origine persiana che risalgono a non prima del XVII secolo.]]
La credenza in un "giudizio dei morti", e quindi in un luogo di felicità riservato a coloro che in vita scelsero il "bene" piuttosto che il "male", risulterebbe presente nelle parti più antiche del libro sacro della religione mazdeista (conosciuta anche come "zoroastrismo"), l'<nowiki></nowiki>''Avestā'', influenzando profondamente le successive credenze proprie dell'ebraismo, del cristianesimo, del manicheismo e dell'islām <ref>{{q|Faith in the events beyond life on this earth is attested in the Zoroastrian scriptures from the very first, from the Gāθās. This faith developed and became central to later Zoroastrianism so that it colors almost all aspects of the religious life. It also seems to have had a deep impact on neighboring religions, notably on Judaism, and through it on Christianity and Islam, as well as on Manicheism.|[http://
Tali parti antiche, indicate con il termine ''gāθā''<ref>Le ''gāthā'' di Zarathuštra sono così suddivise:
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==Nell'induismo==
Nella tradizione [[induismo|induista]] esistono paradisi ([[svarga]]) o mondi celesti diversi, ([[sanscrito]] devaloka, "pianeta degli Dei"), in cui ogni [[deva|dio]] accoglie i fedeli che hanno accumulato [[karma]] positivo e che li hanno adorati. Il paradiso è inteso come una tappa intermedia, differente dalla liberazione o "[[moksha]]"<ref>Anna Dallapiccola, ''Induismo. Dizionario di storia, cultura, religione'',Pearson Paravia Bruno Mondadori, 2005</ref><ref>Jean L. Herbert, ''L'induismo vivente'', Edizioni Studio Tesi, 1985, [
== Note ==
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== Collegamenti esterni ==
* [http://www.vatican.va/archive/ITA0014/_INDEX.HTM Catechismo della Chiesa Cattolica]
* [
* {{en}} [http://www.etymonline.com/index.php?search=paradise&searchmode=none The Etymology online report for Paradise]
* {{Thesaurus BNCF}}
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