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Isolata la piazzaforte da terra, il XIII Corpo d'armata britannico (la nuova denominazione della Western Desert Force) iniziò l'attacco a Bardia il 3 gennaio [[1941]], dopo un prolungato bombardamento da terra e dal mare che indebolì notevolmente le difese italiane. Appoggiata dai 26 superstiti Matilda del 7° RTR, la fanteria della 6ª Divisione australiana riuscì ad aprire un varco nel settore occidentale già alle 7:00; la battaglia si frazionò in una serie di piccoli scontri molto duri, in corrispondenza dei capisaldi tenuti dagli italiani. Sfondato il perimetro difensivo, gli australiani attaccarono all'alba del 4 gennaio il settore sud-orientale, dove i capisaldi tenuti dai reparti della ''Cirene'' vennero attaccati dal retro e travolti; l'abitato di Bardia venne occupato alle 16:00 dello stesso giorno.
L'estremità settentrionale del perimetro italiano venne attaccata all'alba del 5 gennaio, dopo un intenso bombardamento d'artiglieria; verso le 13 la resistenza organizzata cessò del tutto, ma il generale Bergonzoli riuscì ad evitare la cattura, percorrendo a piedi i 120 chilometri di deserto tra Bardia e Tobruk (ove giunse il 9 gennaio) con un piccolo gruppo di ufficiali<ref>Indro Montnelli e Mario Cervi, ''Storia d'Italia'', vol. 8, RCS Libri, 2006, ISBN non disponibile, pag. 369</ref>. Con la perdita di 456 uomini, i britannici avevano inflitto agli italiani circa 25.000<ref>"The report filed by the British journalist Jan Yindrich for the Australian Associated Press on 5 January was headlined SMASH WAY THROUGH MODERN HINDENBURG LINE: FEW CASUALTIES IN CAPTURING 25,000 PRISONERS." The Longest Siege, Tobruk, Robert Lyman, Pan Australia, 2009, pag. 59</ref><ref name="news.google.com">[https://news.google.com/newspapers?nid=1129&dat=19410106&id=Ju4nAAAAIBAJ&sjid=p2kDAAAAIBAJ&pg=4473,5225826&hl=en Bardia Falls to British, 25,000 Fascists Captured, Pittsburgh Post-Gazette, 6 January 1941]</ref>-45.000 tra morti (44 ufficiali e 1659 soldati<ref name="Esercito, p. 374"/>), feriti (138 ufficiali e 3602 soldati<ref name="Esercito, p. 374"/>) e prigionieri (25.000<ref name="news.google.com"/><ref>"''The report filed by the British journalist Jan Yindrich for the Australian Associated Press on 5 January was headlined SMASH WAY THROUGH MODERN HINDENBURG LINE: FEW CASUALTIES IN CAPTURING 25,000 PRISONERS''." The Longest Siege, Tobruk, Robert Lyman, Pan Australia, 2009, pag. 59
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Nel tentativo di migliorare le difese, il comandante della piazza, generale [[Enrico Pitassi Mannella]], fece interrare in più linee ad arco 39 carri M11 e 32 carri L in avaria, al fine di utilizzarli come [[bunker]] improvvisati; nonostante simili accorgimenti, la linea italiana risultava debole e priva di profondità a causa della scarsità di truppe. Dopo un prolungato bombardamento dal mare e da terra e una serie di attacchi aerei portati dai bombardieri [[Vickers Wellington]], alle 5:40 del 21 gennaio iniziarono gli attacchi della 6ª Divisione australiana, supportata dai superstiti 18 Matilda del 7° RTR; già alle 7:00 si era aperta una breccia nel settore sudorientale, breccia subito sfruttata dai reparti australiani.
I combattimenti furono molto duri, in particolare intorno al semicerchio dei carri interrati, dove le perdite italiane furono elevate; intorno alle 13:00, gli italiani tentarono un disperato contrattacco con l'appoggio degli ultimi 7 M11 ancora in grado di muoversi, riuscendo ad arrestare momentaneamente l'avanzata degli australiani, ma la scarsità di truppe impedì che l'azione potesse avere seguito. Nel tardo pomeriggio entrarono in battaglia i reparti della 7ª Divisione corazzata britannica, che aprirono brecce nel settore occidentale; a sera, quasi metà del perimetro fortificato era ormai nelle mani dei britannici. Alle 4:15 del 22 gennaio, con i reparti britannici ormai prossimi ad entrare nella stessa Tobruk, l'incrociatore ''San Giorgio'' si autoaffondò nel porto della città; intorno alle 16:00 si arrendeva anche l'ultimo caposaldo italiano. Il 13º Corpo d'armata britannico perse circa 400 uomini in tutto, infliggendo agli italiani la perdita di circa 15.000<ref>"''Early next morning, January 22nd, the Australian commander received the surrender of Tobruk in due form and the fighting had come to an end everywhere. Four generals and an admiral, with their staffs, over 15,000 prisoners, 200 guns, and quantities of other material of war, were among the trophies of a victory which had cost us less than five hundred casualties'' ..." The Army from January 1941 to March 1942, Eric William Sheppard, Hutchinson & Company, 1943, pag. 18</ref><ref>"''On the other side were ranged 15,000 Italian prisoners, including a number of high-ranking officers, and immense quantities of war materials''." Prelude to Battle, New Zealanders in the First Libyan Campaign, Army Board, 1942, pag. 22</ref>-30.000 uomini (768 morti tra cui 18 ufficiali, 2280 feriti tra cui 30 ufficiali, e 12.000-30.000<ref>"The advance was resumed on 3rd January, Bardia surrendered with a further 45,000 prisoners. Tobruk the famous port and coastal fortress, more than a hundred miles inside Libya, fell on the 22nd January with a further 30,000 POWs." Subedar to Field Marshal, Partap Narain, Manas Publications, 1999, pag. 114</ref> prigionieri<ref name="Esercito, p. 374"/>)<ref name="Andrea Molinari, op. cit., pag. 19"/>.
[[File:Cruiser tank Beda Fomm.jpg|thumb|left|Un carro incrociatore britannico [[A9 Cruiser|A10]] del 2° RTR poco prima della [[battaglia di Beda Fomm]].]]
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I resti della 10ª Armata italiana (ora comandata dal generale [[Giuseppe Tellera]], che aveva sostituito Berti già dal 23 dicembre) si concentrato a [[Derna (Libia)|Derna]], dove stabilirono una linea di difesa. I reparti efficienti erano ormai ridotti alla [[60ª Divisione fanteria "Sabratha"|Divisione fanteria ''Sabratha'']] (appena giunta in rinforzo dalla [[Tripolitania]]), alla cosiddetta [[Brigata corazzata speciale (Regio Esercito)|Brigata corazzata ''Babini'']] e ad un raggruppamento motorizzato, a cui si aggiungeva una unità raccogliticcia, il ''Settore Derna'', composta da sopravvissuti alle precedenti battaglie e posta la comando del generale Bergonzoli (evacuato da Tobruk prima che iniziasse l'assedio); in tutto, gli italiani mettevano in campo circa 20.000 uomini con 254 cannoni, 57 carri M13, 25 carri L e 850 autocarri.
Gli attacchi britannici, condotti dalla 7ª Divisione corazzata con gli australiani in appoggio, iniziarono il 24 gennaio; le difese italiane ressero bene<ref>"''Jan. 30.—The third major Italian bastion to fall in Libya—Derna, 175 miles west of the Egyptian frontier—was occupied today by British imperial troops after four days of the bitterest resistance offered by the Fascists in the whole of the African campaign. The town had been defended by less than 10,000 Italians, British sources disclosed, but they fought with a violence encountered nowhere else in General Sir Archibald P. Wavell's long continued thrust to the west''." [https://news.google.com/newspapers?nid=1129&dat=19410131&id=utZaAAAAIBAJ&sjid=dmkDAAAAIBAJ&pg=2787,6394016&hl=en British Take Derna After Fierce Fight, Pittsburgh Post-Gazette, 31 January 1941]</ref>, e i carri della Brigata corazzata ''Babini'' riuscirono anche a condurre alcuni efficaci contrattacchi che rallentarono la progressione britannica (queste azioni divennero note come la "[[battaglia di El Mechili]]"). Il 27 gennaio, le truppe della divisione "Sabratha" hanno lanciato un feroce contrattacco<ref>"At one point the 2/4th Battalion was pinned down and almost overrun by a force of about 1000 enemy infantry. It was only the timely arrival of the Northumberland Fusiliers that checked the Italian attack." The Western Desert Campaign, Glenn Wahlert, Big Sky Publishing, 2009, pag. 27</ref> il grosso delle forze australiane valutato dagli 600 ai 1.000 uomini, concentrato vicino alla Wadi Derna, a circa dodici chilometri dalla città. Il 29 gennaio, con i britannici che minacciavano di aggirare il suo fianco destro, Tellera ordìnò l'arretramento dei reparti italiani, e il giorno seguente gli australiani entrarono indisturbati a Derna. Ormai conscio di non poter più tenere la Cirenaica e preoccupato da una possibile sollevazione delle popolazioni locali, il 31 gennaio Graziani ordinò alla 10ª Armata di ripiegare in [[Tripolitania]] lungo la [[Via Balbia|strada costiera]]; la grave penuria di autocarri rese però molto lento il ripiegamento italiano, e già il 1º febbraio la retroguardia della [[60ª Divisione fanteria "Sabratha"|Divisione ''Sabratha'']] venne attaccata e distrutta dalle truppe australiane.
Informato dalla ricognizione aerea della ritirata italiana, O'Connor decise di inviare un reparto motorizzato, la cosiddetta [[Combe Force]], a tagliare la strada ai reparti italiani con una marcia forzata attraverso gli [[altopiano|altopiani]] della Cirenaica, mentre la 6ª Divisione australiana continuava a pressarli dal retro. Nel pomeriggio del 5 febbraio, i reparti della Combe Force tagliarono la strada costiera all'altezza della località di [[Beda Fomm]], precedendo di appena 30 minuti le avanguardie della lunga colonna italiana (a cui si erano aggiunti numerosi civili in fuga). Per tutto il 6 febbraio i reparti della Combe Force (composta da uno squadrone di autoblindo del 7º Reggimento Ussari e da uno delle King's Dragoon Guards, dalla 2ª Rifle Brigade e da varie unità di artiglieria e di cannoni anti-carro) respinsero i tentativi italiani di forzare il blocco; i combattimenti furono molto duri, e spesso si risolsero all'arma bianca.
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== Note ==
== Bibliografia ==
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