Post-verità: differenze tra le versioni
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=== Rapporto con l'etica della comunicazione ===
In una società ''mediatizzata'', caratterizzata da flussi ininterrotti di informazioni, che si accavallano e che spesso si contraddicono, la possibilità di crearsi una chiara visione dei fatti, servendosi solo di argomenti razionali, è in diminuzione. Cresce invece l'interesse per chi inventa e racconta storie: la ''post verità'' sembra essere diventata la chiave per la conquista e per l'esercizio del potere, sia politico sia economico, con una grave ricaduta in termini di abbassamento di livello dell'[[
Quindi il termine, nato in senso strettamente politico, si diffonde anche in altri ambiti, si prepara a contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno 'oltre' la politica, ad esempio il problema dell'emigrazione ovvero la comunicazione scientifica: "è per ragioni identitarie (...) il rifiuto di ogni sapere, filosofico, tecnico, scientifico, perché su quello si baserebbe il [[Establishment|potere delle élite]]. E quindi la negazione di ogni “verità”, e non certo nel senso [[Karl Popper|popperiano]] della sua falsificabilità: per cui tutto può andar bene, le scie chimiche, il finto allunaggio della Nasa, i vaccini e l’autismo"<ref>[[Franco Debenedetti]], [http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/commenti-e-idee/2017-03-29/come-si-puo-arginare-populismo-grillo-193917.shtml?uuid=AEdKnfv ''Come si può arginare il populismo di Grillo'', Il Sole 24 ore, 30 marzo 2017].</ref>. L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente: "sembra che (...) i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarli. Ho l’impressione che si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzioni?"<ref>[[Elena Cattaneo]], ''L'Italia della scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30.</ref>.
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